mercoledì 16 ottobre 2013

Far Gate

Mi chiamano con una nuova matricola.
Ma mi conoscono: il Terrorista evaso da Fargate.
Se un animale scappa da una gabbia e viene ripreso, quando viene risbattuto nella stessa gabbia non è mai come la prima volta.

I secondini mi guardano con rabbia; alcuni detenuti abbassano lo sguardo mentre altri sembrano impazienti di mettermi le mani addosso.
"Alza quella cazzo di testa, ragazzo!"
Tuono in direzione di John davanti a me. Klaus è ancora più avanti.
Faccio in tempo a scorgere anche il nuovo compagno di cella di John: Butch.
Mi guarda con un ghigno arrogante, io lo fulmino con uno sguardo freddo e distaccato.

I primi cento giorni li passo in interrogatorio, all'infermeria ed in isolamento.
"Chi ti ha fatto evadere, bastardo!?"
Sputo a terra saliva e sangue. Al terzo - Fottiti, Puttana! - il calcio nello stomaco mi scaraventa indietro ad un metro di distanza.

Dopo 100 giorni l'occhio sinistro e quattro denti, nonchè numerose fratture ricomposte da macellai piuttosto che da medici, sono stati il prezzo da pagare per rimettere piede in una cella. Le braccia e le gambe sono state risparmiate per poter ritornare dal giorno 101 a spaccare pietre sotto la pioggia perenne di quel penitenziario di massima sicurezza.

sabato 5 ottobre 2013

Shields

Dovrei pensare a come uscire fuori da qui.
A come mandare via John senza che venga rispedito indietro, al campo, con una bomba nello zaino.
Dovrei trovare un modo per fottere i Culi Blu.

Eppure le uniche cose a cui penso sono i proiettili dietro la schiena.
La guerra.
E poi loro...

Mio padre mi diceva che nelle mie vene scorre il sangue dei Vichinghi e degli Spartani. Le razze della Terra che Fu più temute dalle loro civiltà del tempo. Li chiamavano Barbari, Selvaggi, Macellai.
Non lo so. Le certezze vacillano, così come le belle storie raccontate ai bambini per farli dormire sereni.


Eolen ed Hust stanno per ripartire con la nave di Frìda.
La guerra sta per cominciare, la Iron Lady dovrebbe parlare ad ore.
Hust mi guarda dal basso: fiuta la tensione.
Eolen mi guarda dall'alto della rampa inclinata ed aperta della Wyoming.
Accarezzo la testa di mio figlio.
Bacio le labbra di mia moglie.
Li guardo.
Porto le mani all'altezza del collo, afferrando le piastrine militari della Grande Guerra. Le lascio nelle mani di lei. Addio amore mio. Non lo dico.
Il tempo per la tenerezza è finito.
Non c'è più posto per essa.
Non nella guerra.
"Rognvaldr!"
"Si, mia Signora?"
"Torna col tuo scudo. O sopra di esso."
Fratelli, padri, figli: marciamo. Per l'onore, per il dovere, per la libertà: marciamo.
Nella bocca dell'inferno: marciamo.

mercoledì 2 ottobre 2013

Hundred parts of

La cambusa della NoName è vuota.
La cena è finita e mi sono offerto di pulire i piatti.
C'è una ciotola di caffè fumante di fianco, allungata con un dito di Vodka.
C'è un pacchetto di Cheltenham smezzata ed un posacenere sul tavolo riempito a metà.
C'è la Warmap e c'è il comunicato della prima grande battaglia di Polaris.
La prima sconfitta.
E poi ci sono i cento super soldati schiavi.

Il fumo si solleva dalle labbra pigramente, aspirato con nausea e sputato senza aria.
"Smetti di fumare Wright?"
"L'idea è quella."
Sheena prende posto di fianco a me, con una tazza di Scotch ed un pacchetto di Cheltenham nuove di zecca Se ne accende una. La guardo.
"Hai davvero intenzione di comprare quei ragazzini?"
"L'ho già fatto."
"Il Wright che conoscevo non avrebbe accettato."
"Tu non conosci nessun Wright!"
La sigaretta viene spenta, un'altra viene accesa immediatamente dopo. Due sole boccate, prima buttare in gola una buona sorsata di quella brodaglia di caffè sintetico e vodka altamente alcolica.
"Bullfinch non finirà come Hera. Noi vinceremo la guerra. Polaris sarà libera: è sarà la prima."
Lei mi guarda, sospirando e bevendo il suo orrendo Scotch. Scuote il capo.
"Te lo ricordi, McAllister?"
Mi tocco la testa, la tempia. 
"E' sempre qui dentro."
"Sgancia i siluri e getta le granate..."
"...ma tieniti stretto il cuore in petto."
"Aye, Wright. Vai a dormire, domani dobbiamo ripartire."
Mi allunga un sorriso stanco, così come mi allunga una manata dietro la nuca.
Il secondo pacchetto di Cheltenham l'ha lasciato sul tavolo.

lunedì 30 settembre 2013

Fuck your lips

Sono tutti ripartiti; dopo il matrimonio di Harry sono andati tutti via.
Chi tornato su Tauron e chi a St. Andrew.
Olvir non la finiva più di dire cazzosanto mentre giocava con la nave di legno fatta da John e l'orsetto di Jack.

Bolton è in viaggio con sua moglie.
Spera di tornare prima che cominci il conflitto: sarà un pilota civile eventualmente.

La nuova Brigade non ha ancora un nome.
Poco male: la dobbiamo comunque sistemare prima della partenza. Ho preso il carburante e ho caricato i viveri. Sun e Phil devono controllare che i motori siano a posto.
"L'Ammiraglio Rooster mi ha detto che vi avrei trovato qui, Capitano Wright."
Una voce femminile. Nuova, credo.
"Non prendiamo passeggeri a bo..."
Mi rimetto in piedi e mentre giro il busto il fiato si spezza in gola. 
"...rdo."
"Ehi vacci piano Wright, ti cade la mascella così."
Ci vuole qualche secondo per richiudere la bocca e riassumere una espressione più dignitosa.
I capelli neri sono più lunghi ora, rispetto agli anni precedenti, raccolti in una coda di cavallo alta. Il viso invecchiato di qualche anno ma sempre lo stesso sorrisetto beffardo e strafottente. Il browncoat, anche quello è lo stesso, ma cambiano le mostrine dei gradi.
Mi si avvicina senza che io possa fare nulla per riportare le distanze.Impietrito come se avessi davanti un fantasma. Sento che poi lei ha le mani sulle mie spalle ma è solo quando vedo il suo viso troppo vicino al mio che riesco a riprendere possesso delle mie capacità. Porto le mani all'altezza delle sue spalle e con un semplice gesto, veloce e rabbioso, la spintono indietro.
"Cos'è? Sei diventata una checca anche tu dopo questi anni?"
"Per gli Dei! Odino, Thor e tutti gli Dei! Chi ti credi di essere per spuntare dalla tua fottuta tomba e venire qui da me, ah!? Potevi restare morta...dopo tutti questi anni che differenza avrebbe fatt..."
Lo schiaffo non lo vedo arrivare, lo sento solamente quando mi arrossa il viso. Il sorrisetto sul viso di lei è sparito sempre di più man mano che continuavo a sbraitarle contro finchè non è scomparso del tutto.
"Sei un animale Red Wright. Sempre uguale nonostante tutti questi anni."
"Già. Tutti questi anni in cui ti sei fatta spacciare per morta."
"Ho perso la memoria a Serenity Valley!"
Il secondo schiaffo non arriva dalla sua mano, ma dalle sue parole.
"Ho perso la memoria, sono stata recuperata da un Wyoming di supporto e grazie alle piastrine militari mi hanno ricondotta sul mio pianeta. Non ricordavo nessuno di voi."
"Oppure era un modo per scappare. Avanti Rogers, non sarebbe stata la prima volta. Finchè c'era la guerra avevi una scusa, ma con la guerra finita non avresti avuto nessun motivo per tirarti ancora indietro."
"Ti ho cercato, quando ho recuperato la memoria, Wright. Ma tu eri sparito, Bolton era sparito: tutti voi eravate spariti. Che dovevo fare? Non conosco il 'Verse tanto quanto te perciò mi sono detta che se non eravate morti prima o poi vi avrei intercettati."
La guardo per altri lunghi secondi. Scuoto il capo.
"Potrai anche avere le belle referenze che l'Ammiraglio Rose ti ha vantato e che ti hanno permesso di entrare nel Terzo Array, ma non ti credo. Anyway, ora siamo sulla stessa barca: porta la tua roba in una cabina libera e preparati ad un lungo viaggio."
"Right. Ma fai un sorriso ogni tanto, non ti fa male."
Fanculo il tuo fottuto sorriso.
E Fanculo le tue labbra.

domenica 29 settembre 2013

Shotgun Fire

"Niente pelliccia questa volta?"
"Non schiatterò di caldo al tuo matrimonio."
Un completo molto semplice e sobrio, camicia, giacca e pantaloni. La colorazione è grigia. Più mi guardo più penso che avrei dovuto dire ad Eolen di portare la pelle di tigre come col matrimonio di Eir.



"Smettila con quella cazzo di pelliccia, Red, non siamo a Winter."
"Allora dovevo mettere il browncoat."
"Tantomeno in guerra. Relax Red, relax. Piuttosto, visto che tu già sei pronto accompagna tuo figlio in chiesa che io aspetto Eir. Vi raggiungiamo."
E quando lascio la stanza del saloon per scendere al pian terreno ho una strana sensazione. Olvir scorrazza, di tanti in tanto mi guarda per assicurarsi che non mi sia perso. Accelero il passo solo quando esce dal saloon poco prima di me. All'esterno del saloon ed in quella stradina laterale alla main street c'è un bel baccano. I miei compagni dell'Almost Home, chi più o meno in anticipo o in ritardo, si attardano anche loro per avviarsi in chiesa. Incrocio con lo sguardo Jack ed in braccio una piccoletta che riconoscerei tra mille: Cecilia. Mi avvicino a loro per accarezzare il visino della bimbetta. Poi quando mi sento tirare il giacchetto dal basso, capisco il perchè della brutta sensazione. Mi volto lentamente.
"Daddy! C'è zio Ritter!"
Guardo Olvir ed annuisco. Lui corre verso Eleazar pretendendo da lui di essere preso in braccio. Lo fa, con aria stanca e pigra, così come permette al piccoletto di torturargli il naso.
"Mungere vacche non ti ha ancora ammazzato, vecchio mio!"
 Una poderosa pacca sulla spalla del coroniano, di quelle che lui apprezza tanto.
"Wright, simpatico come un pugno nello stomaco".
"O sul naso."
Intanto nonostante le premesse iniziali, arrivano anche le due rispettive signore: Eolen ed Eir. La prima mi butta addosso un occhiaraccia severa del tipo non ti avevo detto di portare tuo figlio in chiesa?. Ma l'altra è decisamente più convincente. Mi avvicino alla meccanica per poterla stritolare per bene.
"Stai una favola Sterling."
"'ttanediguerra Polly! E' vero anche che non devi aspettare i matrimoni per abbracciarmi."
"Prima pensiamo a liberare il 'Verse. Una cosa alla volta."



La cerimonia è stata intima, con pochi invitati, gli stretti, da entrambe le parti. Eppure tutto il paese è nella piccola chiesetta per vedere l'unione della figlia del fornaio con un soldato della resistenza. Bolton è ben visto da quelli del paese: la benda sull'occhio gli da un'aria rispettabile. Ma era meglio quando c'era Rooster a far da pastore. Il Reverendo la sta tirando troppo per le lunghe. Poi a furia di parlare di pecore e greggi, comincia a venirmi fame. Dannazione. Harry e Sarah saranno felici insieme. Mi guardo intorno. Perchè Haggerty sta di fianco ad Ed. Mmm. La cosa mi puzza.

A fine cerimonia mi guardo intorno: trovo mia moglie che parla con Cortes e mio figlio che viene stropicciato dalla 'leafer. Dei...forse era quella la brutta sensazione. O forse no.
"Wright."
"Che succede Capitano? Quella faccia non mi piace."
"Bolton ha richiesto il congedo definitivo dall'Array."
"E perchè non me l'avete detto?"
"Una cosa alla volta Wright. Vedrai che quando tornerà la settimana prossima, ti dirà tutto. Oh e a proposito."
"What else?"
"Su raccomandata dell'Ammiraglio Rose e dell'Alto Comando, oltre che di qualche altro pezzo grosso dell'Intelligence, abbiamo un nuovo pilota nell'Array trasferita direttamente dal Quarto da Safeport. Tra le sue referenze dice che viene da Spartaca, ha seguito un addestramento militare da Sottufficiali ed è stata Capitano di Vascello a Serenity Valley. Ha delle buone referenze, ci farà comodo visto che Bolton non sarà più dei nostri."
"Come si chiama?"
"Rogers. Sheena Rogers."
Si, era questa la pessima sensazione. Sicuramente questa. 

Questions

"Senti un pò, Harry..."
"mmh!?"
"Ma che hai invitato anche Haggerty al tuo matrimonio?"
"mh mh"
Annuisce. 
"Ma che cazzo c'entra lui col tuo matrimonio?"
"A Safeport aveva dell'ottima bloom. Buona notte Red."
E chiude la porta della sua cabina.
"Vi siete visti a Safeport? Ma tu non fumi Cazzosanto!"

sabato 28 settembre 2013

Shotgun is aimed

"Il panciotto mi fa sembrare grasso Red."
"Non devi essere tu quello che deve attirare tutte le attenzioni."
Bolton annuisce, guardandosi continuamente in uno degli specchi dlla mia cabina nell'Almost Home. Sembra che sia lui la sposa.
"Sicuro che debba essere io a far da testimone di nozze? Lo sai che io non credo nel vostro Dio."
"Basta che non lo dici al prete."
"Il tuo Dio non si offende?"
"Sinceramente? Non mi sposo per Dio, ma per Sarah. Perciò chi se ne frega. E poi se mi succedesse qualcosa dovresti essere tu a prenderti cura dei miei figli."
"Tanti piccoli Bolton che giocano con tanti piccoli Wright. Oh...magnifico!
Ci guardiamo per qualche secondo prima di scoppiare a ridere. Una risata che echeggia tra le pareti metalliche di quella piccola cabina.
"Anyway Red."
Il silenzio che annuncia qualcosa di grave, o comunque abbastanza serio da non preannunciare nulla di buono.
"Ti stava cercando una persona oggi allo spazioporto. La conosci molto bene. La conosciamo molto bene."
"E sarebbe?"
"Sheena."
Il sangue lo sento salire alla testa in pochi secondi; non mi accorgo di sollevare le mani e afferrare Harry dal colletto trascinandolo fino alla parete contro la quale gli faccio impattare la schiena. Bolton non trema, non ha paura di me, ma resta immobile neanche guardasse i denti di un cane aperti davanti al suo collo.
"Giuro sugli Antichi Dei, Bolton, che se mi stai prendendo per il culo ti ammazzo."
"Oh ehi, amico mio! Vedi di darti una calmata perdio!"
Riprendo fiato, lascio la presa da lui e mi allontano di due passi. Accendo frettolosamente una sigaretta accompagnato da un - Parla! - mentre del fumo comincia ad impestare nuovamente la cabina.
"Ti sta cercando. Ed ha anche la divisa del Quarto Array addosso."
"Lei è morta."
"Magari no. Io non l'ho vista morire realmente. C'era un inferno dentro quella Nave e lei era rimasta nella Plancia."
"Il Pod di Plancia era stato messo fuori uso dai siluri. Per Odino! Sei stato tu a dirmelo.
"Non ero il suo sensorista, Red. Ero al Timone! Ma il ragazzino ai sensori se l'è fatta sotto quando ha rilevato la disfunzione del pod tanto che se l'è data a gambe."
La testa fa un male cane. Neanche mi fossero appena rotolate addosso tonnellate di pietre e massi.
"Domani ti sposi Harry. Datti una sistemata e non fare baldoria sta notte."
"Tu stai bene Red? Sei il mio testimone, ti voglio in forma."
"Arrivassero i Culi Blu per fare la guerra, dovranno aspettare che tu abbia messo l'anello al dito della tua signora prima di spararci al culo."
Harry mi sorride appena, annuendo e dandomi una pacca fraterna sulla spalla. Lo lascio alle sue cose, mentre io decido che forse sarebbe il caso di assistere ai festeggiamenti dell'Exodus Day. Sembrano passati secoli dall'ultimo. Dei...ho bisogno di bere...

venerdì 27 settembre 2013

Bullet into the shotgun

La Selene del Capitano Green verrà a recuperarmi domani sera, lasciandomi così le ultime ore per stare con la mia famiglia. Ho già dato tutte le disposizioni a Manto Rosso per organizzare il villaggio nel caso remoto in cui anche Icewolf vedesse piombare su di sé le navi dell'Alleanza.

La cena è stata consumata con particolare freddezza e silenzio e con il piccolo Olvir che cerca di attirare su di sè l'attenzione per alleviare i nervi tesi tra i suoi genitori. Ma Eolen non parla, non prima che il piccolino sia a letto e restiamo da soli.
"Chi è Sheena?"
"Un cadavere."
"Per essere un cadavere era anche piuttosto bella. Perchè ti cercava? Sembrava anche piuttosto insistente. Sapeva che fai parte dell'Esercito e sapeva che sei tornato qui. Esigo delle spiegazioni."
"Eolen, per gli Dei, l'unica donna che conoscevo e che aveva quel nome è morta. Chiedi a Harry: lui a Serenity Valley c'ha rimesso solo un occhio, ma molti del suo equipaggio non sono stati fortunati come lui.
Mi avvicino a lei, la stringo tra le braccia. Lei mi accarezza la nuca, guardandomi negli occhi profondamente. Io annuisco.
"Chi era allora Sheena? Perchè Jorfag la conosce, Harry la conosce ed io è la prima volta che ne sento parlare? Perchè ti cerca?"
"Non lo so, ma lo scoprirò presto. Per quel che riguarda il resto...
Mi stacco da lei, mettendomi a sedere di fianco al camino. Lei fa lo stesso attendendo spiegazioni. Il con calma comincio dal principio.

Dopo l'addestramento sommario nella capitale di Shijie, Smullyan, il 15th Reggimento Polaris che contava il maggior numero di Piloti, venne mandato quasi completamente al confine con i pianeti del Core alle coordinate che, stando all'Intelligence korolevita, doveva essere il varco che ci avrebbe permesso di entrare nel sistema Centrare ed attaccare il cuore dell'Alleanza. Arrivare a Xanto fu relativamente facile. Io ero un soldato semplice, addetto all'artiglieria di plancia. Dopo giorni nello spazio passati ad abbattere le difese del sistema stellare e del pianeta ormai a pochi parsec di distanza, la Tomahawk del Capitano Coleman era stata affondata seppure parte di noi, del suo equipaggio, recuperato e riportati sulla nave madre.
Io e Bolton, insieme ad altri soldati, aspettavamo nella sala grande gli ordini del Tenente McAllister per sapere come sarebbero state risuddivise le truppe secondo gli ordini dell'Ammiraglio Markolf in vista delle successive battaglie. Ed è lì che la vedemmo per la prima volta, seduta a non più di cinque metri da noi.
"Ah Red, non sai cosa darei per portarmi quella donna in cabina."
"Per gli Dei Harry, è un soldato."
"Si ma ha un bel culo. E poi cosa si aspetta l'Esercito da noi? Che passiamo mesi, anni, chiusi nel cesso ad ammazzarci di ..."
"Harry ha ragione, Red!" - Ed ovviamente Carson è completamente d'accordo con Bolton, accompagnato dal pugno di assenso, sul tavolo, di un Logan sbuffante - "Scommetto venti pesos che uno di noi tre riesce a portarsela."
"Zitti che vi sente!
Le si volta. Ci guarda: siamo stati sentiti.
Un sorrisetto bastardo sulle labbra strizzandoci l'occhio con fare ammiccante. Poi si alza, si avvicina a noi.
"Fottetevi, ragazzi. Siete delle mezze checche corer voi."
Logan si fonda in sua direzione, la avvicina e le sussurra qualcosa che non sentiamo. Le conseguenza è che Logan si prende una brutta ginocchiata alle palle. Noi ridiamo, lui colto dalla vergogna si allontana raggiungendo altri commilitoni. Ma la ragazza non si ferma, prendendo posto al tavolo con noi.
"Ho un bel culo, stavate dicendo?"
"Si...beh...no...cioè..."
"...hai un profilo notevole..."
Bolton e Carson farfugliano imbarazzati, intimoriti di poter fare la stessa fine di Logan. Io resto zitto, gustandomi la loro figuraccia.
"Well, boys. Mi fa piacere sapere che almeno qualcuno ci tiene alle proprie piccole e misere palle."
A salvare i due soldati dalla vergogna eterna è McAllister con in mano le varie liste.
Elenca i vari plotoni d'aviazione fino alla nostra.
"Equipaggio della Tomahawk Black Guardian: Capitano Fretherick Jackson."
Poi ci guarda. Ci mette poco ad inquadrare Harry per primo. 
"Harry Bolton: pilota timoniere."
E man mano che la lista scorre i soldati si mettono in piedi.
"Red Wright: artigliere."
L'equipaggio viene formato lentamente. Meccanici, soldati d'assalto, piloti delle Light Cruiser di supporto.
"Sheena Rogers: pilota sensorista."
E la misteriosa donna si alza in piedi a sua volta, annuendo e rispondendo come gli altri con un Signore marziale e crudo. Io e Bolton ci guardiamo. Poi le guarda noi.
"Un sorriso, boys. Siamo sulla stessa barca ormai..."

giovedì 26 settembre 2013

Shotgun is armed

Con l'arresto di Black ho tenuto fede alla mia promessa.
Sono mancato per mesi da Bullfinch e dal 3rd Array, dal mio equipaggio.
Quando l'Ammiraglio McAllister del 7th ha saputo che ho spinto la Leviathan fuori dalle grinfie di una flotta di cinque navi Marauders, ha subito chiesto al Capitano Rooster di avermi per qualche tempo, così da sgominare una banda di pirati spaziali particolarmente ostici. 
Ottimo modo per essere messo di stanza a Saint Andrew, controllare che nessuno della ciurma di Black lo facesse evadere ed infine, ma non meno importante, stare con la mia famiglia. L'inverno stava arrivando, così come la guerra: avevo delle ultime cose da fare.

"Rognvaldr Primo Ufficiale della Flotta confederata. Stai facendo carriera!"
Le braccia di Jorfag hanno la particolare abilità di stritolare tutto quello che toccano.
La sua locanda, le Tre Botti, è probabilmente la locanda di Flame maggiormente frequentata dai Soldati indipendentisti, data la chiara e mai nascosta simpatia per i browncoat.
"Sono passato spesso a trovare la tua signora e il marmocchietto. T'assomiglia sempre più lo sai?"
"Forse anche troppo. Ha detto che vuole venire con me a fare la guerra, così da guardami le chiappe."
Scoppiamo a ridere per molti secondi, prima di far calare tra noi un lungo silenzio ammazzato dalla birra che viene scolata sorso dopo sorso.
"Non mi piace."
"E a chi piace?"
"Dico sul serio, Jorfag, non mi piace. Frìda è entrata nel settimo a mia insaputa: l'ho saputo solo quando me la sono ritrovata di fianco ora!"
"Non mi pare che tu abbia dovuto chiedere a qualcuno il permesso di fare il soldato, perchè lei avrebbe dovuto."
"Perchè..."
"Smettila di essere...come lo chiamano i Corers? Apprensivo? Si apprensivo! Smettila di essere apprensivo nei suoi confronti. Neanche mia nonna era così apprensiva. Che termine di merda, apprensivo."
E per farmi star zitto, riempie di nuovo il boccale di nuova birra; solo poi continua. 
"Sa badare a sè stessa. E' molto più sveglia di te. Vedrai."
No, non sono convinto. Jorfag lo sa. Ma entrambi sappiamo che siamo gente testarda e cocciuta, difficile da far ragionare.
"Senti un pò piccoletto. Sai chi è tonata dal mondo dei morti dopo cinque anni?"
"Finiscila di dire stronzate."
"Eolen non te ne ha parlato?"
"Oh dannazione Jorfag. Mi si stanno allungando i peli del culo. Avanti, sputa!"
"Sheena."
Annuisce col capo lui, a voler dare più enfasi alle sue parole. Io di rimando resto gelato e confuso. No, non lo sapevo. E non ho bisogno di rispondere al bisonte biondo che ho di fronte. Solo un
"Dei..."
e' quello che esce dalla mia bocca. Un'altra birra è l'unico medicinale che sarebbe in grado di anestetizzare la valanga di emozioni e sentimenti che si accalcano nella mia testa. Confusione assoluta. 
"Ed aveva anche i gingilli di voi soldati. Quarto Array se non sbaglio. E' quello di Safeport, Right?"
"Right."
Il proiettile scivola nella canna. Il cane è armato.

mercoledì 14 agosto 2013

Peace of Mind

Ho chiuso personalmente Black ed i suoi bastardi nelle celle del penitenziario della Water Valley: non vedranno altro che neve e neve nera di Vulcano quei bastardi per i prossimi mille anni.

Rooster mi ha firmato il permesso, consegnato direttamente alla base del Nono Array a Flame. Mi lasciano uno shuttle, per rientrare rapidamente, con un ricevitore più potente del segnale cortex, qualora ci fosse bisogno di contattarmi.

Ad agosto la neve di Icewolf a malapena scricchiola sotto gli anfibi.
La gente ha già ammucchiato le prime due pile di legname in vista dell'inverno; a casa nostra le pile di legname sono state ammucchiate alte già da diversi mese. In un'altra settimana potrò ammucchiarne dell'altra.

L'ultima volta che avevo messo piede a casa Polaris non faceva parte della Confederazione ed il browncoat era solo un vecchio polveroso pezzo di stoffa; adesso ho i gradi dell'Esercito. Wolf scodinzola vicino al camino, abbaia rumorosamente quando metto piede dentro casa; Lynx mi guarda con indifferenza, tornando a dormire sopra un'asse di legno della parete.

Il Browncoat l'appendo su qualche chiodo senza troppa cura, però resta appeso.
Mi prendo qualche minuto per guardare il grande salone di quell'abitazione bassa, di un solo piano ed una grande dispensa seminterrata. Il sole non è ancora calato e non c'è nessuno. Mi riscaldo vicino al camino, guardando Wolf che scodinzola aspettando le coccole. La sigaretta, l'ultima da Bullfinch, fumata piano.
Calma e Pace. Il Browncoat.
Polaris è indipendente, Saint Andrew è indipendente. La mia gente, mio figlio, sono liberi.
Se mi ritiro adesso nessuno potrà biasimarmi. Ho fatto il mio dovere.
Il Browncoat.
Il foro in faccia a Bolivar.
Jack in mano ai Pirati.
Ragazzini come John e Cortes.

Non riesco a smettere. Si può smettere di fumare buttando la cicca nel caminetto. Non si può smettere di combattere buttando il fucile nello sgabuzzino.


"Daddy, quando tornano i Browcop."
Eolen e Hust rientrano al calare del sole, dal villaggio vicino. Olvir gioca con la mia barba, che per poco non me la spelacchia tutta.
"Presto boy. Adesso hanno tanto da fare. Siamo diventati liberi."
"Tu e Jack avete preso a calci i Culi Blu. Mummy dice che Jack prende a calci i Culi Blu più meglio di te."
"'Meglio' Hust! 'Meglio', non 'più meglio'!"
Eolen di tanto in tanto lo corregge, negli strafalcioni del piccoletto. 
"Mummy bacchettona!"
Me lo confida a voce bassa, ma non abbastanza bassa da non farsi sentire anche da Eolen, che sorride. 
"Marmocchio insolente."
Noi due invece ridiamo.
Mi chiede di raccontagli delle nuove storie. Glie le racconto. Lynx fa le fusa sulle gambe del piccolino: non so come faccia quel gatto ad aver assunto le dimensioni di un cuscino.
Gli racconto della nave spaziale con un forno a legna a posto del timone; dei farabutti che volevano affondare la Leviathan con una flotta di piccole navi. Gli racconto di Cortes che non sa contare. Alla fine Olvir si addormenta. Lo sistemo a letto.
"Hai qualcosa da proporre per il resto della serata, Signora Wright?!"
"Hust sta dormendo..."
"E allora facciamo piano. Noi abbiamo del lavoro arretrato."
La prima notte passa leggera, così come le notti a seguire.
Olvir si taglia un dito mentre gli faccio vedere i miei coltelli, oppure gli sbatte la corda dell'arco sul naso. All'inizio piange, poi mi guarda angustiato, ma poi ritorna sorridente. Eolen dice che è ancora piccolo e forse ha ragione.

E' pesante il Browncoat e sono pesanti i saluti.
Quando torno a Flame con lo Shuttle non mi viene segnalato nulla, se non la presenza della Leviathan e di Bolton, venuto a riprendersi il suo migliore amico di sventure.


Hale e Mundor catturati.
Flame e Timisoara bombardati.
Sono già in volo quando mi arrivano le notizie.
Sono sicuro che loro non erano a Flame...non avrebbero avuto nessun motivo di essere a Flame.

domenica 4 agosto 2013

Revenge

E' presto: sono le quattro e mezza.
Cortes non si è svegliata ed io non l'ho disturbata questa mattina.
La plancia della Leviathan è deserta, così come il ponte. L'equipaggio è sull'Almost Home, o forse nelle proprie cabine. Parte delle cabine dei passeggeri allestite a celle di detenzione per i trasporti dei prigionieri: dei tre prigionieri. Una sigaretta tra le labbra, tabacco buller.
"Qui Sharpe, richiesta di rinforzi nel quadrante quattro del confine. Siamo sotto attacco!"
Una profonda boccata di fumo. Mi avvio in direzione della stiva vuota, piena. Tutto è pronto per partire.
"Dei! E' morto?"
"Non ancora Red Wright! Devo portarlo in sickbay."
Bolivar coperto di sangue ed un foro nel cervello. Non è grave dice Adler. Come può un proiettile in testa non essere grave. Dei!
Controllo nuovamente la disposizione delle casse e il blindato sistemato ad un angolo della stiva, coperto dal telone nero completamente. Altro fumo che si solleva nella stiva disperdendosi in aria.
"Rooster! Dove diavolo è Rooster?!"
Catturata. In ostaggio. I pirati vogliono trattare. Adler dovrà fare un miracolo e pregare i suoi Dei e quelli di Bolivar se lo vuole riportare qui in piedi. Rooster potrebbe essere già stata uccisa da quelle bestie. Ah! Figli di puttana. Il tempo delle trattative è finito. Moriranno e moriranno tutti. Morirà Black, sua sorella e tutti fino all'ultimo cane che si portano dietro. Le loro navi saranno distrutte una dopo l'altra. Hanno ucciso Bolivar ed hanno ucciso Jack - perchè hanno ucciso anche lei, lo so. Inchioderò i corpi di quei bastardi sulla prua della Leviathan allo stesso modo dei Marauders. E consegnerò i loro corpi bruciati a quella puttana di Ward.

martedì 30 luglio 2013

Reload

"Regge?"
"Alla perfezione, Frìda. Ti stai appoggiando ai sensori della Wyoming?"
"Eh...se non fosse per la Skuld, su Icewolf le comunicazioni sarebbero una merda."
Bolton si affaccia nella plancia di comando della Almost Home, un saluto fugace al viso di Frìda dall'altro lato della comunicazione cortex.
"Senti un pò: come sta Hust?"
"Sta bene. La febbre si è abbassata. Ho preso con lo shuttle una delle megere di Winter ed ora si sta occupando di lui."
Un sospiro pesante, la sigaretta che vien ciccata nel posacenere.
"Non so come ringraz..."
"Fottiti Rognvaldr. Pulisciti il naso e indossa il Browncoat; tu combatti per noi, è il minimo che possa fare per te e per loro. E poi ho messo sù abbastanza grana per poter stare qualche settimana col mio nipotino prima di ripartire."
Sollevo un sopracciglio, perplesso ed incuriosito. Frìda scoppia a ridere.
"L'Esercito mi ha pagato per spostare qualche distaccamento di uomini per Polaris. Quando l'Ammiraglio del Settimo Array ha saputo che sono tua cugina mi ha dato un pò di lavoro da fare."
"Non conosco l'Ammiraglio del Settimo."
No, non me lo ricordo. Forse Rooster me l'ha fatto l'elenco degli Ammiragli ma evidentemente ero distratto. Fottuto Black e la sua dannana testa del cazzo ancora appesa a quel dannato collo.
"Ma si che lo conosci. Benda sull'occhio come Harry, barba sul viso. In divisa è un gran bel fusto. E poi ha un cul..."
"Oh per tutti gli Dei, Frìda! Puoi evitare una buona volta di nominare i culi degli Ammiragli in mia presenza!? E poi hai vent'anni: dovresti pensare ai ragazzi della tua età!"
Frìda borbotta, mondandomi via cortex una linguaccia che buca lo schermo.
"Ventitrè tra un mese, Red. Ah comunque è McAllister si. Si si Alexander McAllister. Ma che c'hai fatto la guerra insieme?"
"Con suo padre, si."
Un breve momento di silenzio che vien seguito da un sorriso.
"Hanno controllato la nave nelle quarant'otto ore dell'ultimatum della Confederazione. Mi commissiona dei carichi di vettovagliamento quando ne hanno bisogno su Tauron. Ci hanno anche scortati in diversi viaggi. Mi ha detto che piloti nella Confederazione servono sempre, specialmente belle e in gamba."
Storco le labbra. Mi massaggio le tempie. Piloti belle ed in gamba.
"Lascia perdere la guerra, Frìda. E non farti corteggiare dai Soldati."
"Va bene va bene. Come vuoi fratellone! Oh ah...ti lascio con Eolen và, così vi parlate."
Frìda mi lascia un bacio come saluto, prima di lasciare il pad nelle mani della donna più bella del 'Verse. Al diavolo le miss stronze interplanetarie: la donna più bella l'ho sposata io.
"Ehi..."
"Vedo che hai ancora le chiappe al posto giusto, Primo Ufficiale Wright..."

giovedì 25 luglio 2013

Sentence

Una volta al mese mio padre viaggiava verso Winter, per vendere molte delle pelli e delle vesti confezionati nel capanno. Ed insieme a lui anche altri uomini di Icewolf o della Wolfwall. Era un viaggio lungo, di molti giorni tra andata e ritorno, e viaggiare da soli significava essere derubati da briganti o assaliti dalle belve. Venti carri e venti villaggi. Sembravamo renne durante la migrazione estiva. L'inverno stava arrivando, ma le strade erano ancora percorribili. Penso che avevo si e no dieci anni, forse anche di meno.
"Perchè non è venuto anche Bjorg, Dad?"
"Tuo zio Back ha detto che è ancora troppo piccolo."
"Per andare a Winter?"
"No. Per vedere giustiziare un uomo."
"Anche Mum è troppo piccola?"
Strappo una fragorosa risata da mio padre. Mi accarezza la testa velocemente. Poi decide di togliermi da sopra il cavallo da tiro del carretto per mettermi a terra.
"A lei queste cose non piaccio. Và a giocare con gli altri bambini, che il viaggio è lungo."
Io conoscevo solo Gwen, che nonostante fosse più piccola di me di un paio d'anni forse, aveva insistito per accompagnare il padre durante quella traversata continentale. Menava forte anche da ragazzina quella brunetta! Ma nonostante la schiera di uomini tra quei carri, non si contavano più di cinque o sei ragazzini.

Il viaggio quella volta era sembrato interminabile. Noioso se non fosse stato per qualche lupo o orso che decideva di assaltare i carri, affamati. Di briganti neppure l'ombra. Quando arrivammo a Winter i cavalli erano esausti. Qualcuno li spostò nelle stalle a pagamento, mentre altri si occuparono delle pelli da vendere ai vari mercanti. Mio padre e Fastarr Kregh svuotarono il carretto di pelli per riempirlo di latte principalmente, o qualche altro bene che ad Icewolf non riuscivamo a procurarci. Io e Gwen invece girammo a zonzo per Winter, incuriositi ed affascinati da quella grande cittadina, mai visitata prima. Gente diversa, avvolta da pellicce brune e non grigiastre, con capelli bruni o rossicci mentre i capelli color grano sono molto meno numerosi rispetto alla Vallata.
"Qui è tutto storto..."
Gwen annuisce. Mi tocca i capelli e poi i suoi: noi due i capelli biondi non ce l'abbiamo mai avuti. Ma poi aggiunge sorridente.
"Che significa ciustiziare?"
"Eh...significa che fanno giustizia, Gwen."
Faccio spallucce. Saltello su una pietra e mi vado a sedere sul bordo di un grande pozzo di pietra. Aiuto Gwen a salire e sedersi.
"Non finite dentro quel pozzo ragazzine, che poi finite che vi spaccate la testa."
La voce che tuona appartiene ad un uomo non troppo alto, meno della maggior parte della popolazione; capelli color rosso fuoco, lunghi e tenuti in ordine da un paio di piccole trecce; la barba che gli nasconde completamente il collo.
"Non sono una ragazzina!"
Lo guardo storto, strizzo il naso.
"Barba Rossa, che significa ciustiziare?"
Gwen sfacciatamente rimette avanti i suoi dubbi, per nulla soddisfatta della mia spiegazione.
"Piccoletta, domani mattina fanno Giustizia. Decapitano un uomo che ruba pelli ed uccide la gente. Era ora che facessero pulizia!"
Lo sconosciuto si allontana, Gwen mi guarda e mi fa una sonora pernacchia.
"Pulisia, Rognvaldr. Ciustiziare significa far pulisia."
Annuisco, convinto delle parole dello sconosciuto e della pernacchia di Gwen. Probabilmente saremmo andati ad importunare qualcun'altro se non fosse stato che mio padre ci afferrasse ambedue per il cappuccio del copriabito imbottito e ci trascinasse come due sacchetti sgonfi in direzione della locanda. Il sole stava calando.

White Tiger mi sembrava immensa, paragonabile alla Grande Casa di Icewolf. ma la gente non se ne stava seduta a fare discorsi seri, piuttosto cantavano, ballavano, mangiavano e bevevano. Lascio la pelliccia a Dad e mi avvicino al grande focolare; Gwen si fa staccare una zampa dalla volpe, io mi accanisco sulla testa. Tiro due, tre, quattro volte. Solo quando tra le risate goliardiche dei più grandi uno di loro me la stacca e me la mette in mano, con un broncio lungo un metro, comincia a divorarla. Per tutta la sera sento parlare di questa esecuzione pubblica, della decapitazione del farabutto. Ritorno da mio padre per chiedere, ma il tizio dalla barba rossa è lì che parla con lui. Lo guardo storto.
"Dovresti scendere più spesso, Abjorn. Per tutti gli Dei...dalle vostre parti non ci sarà neppure la birra!"
Sembrano vecchi amici, ridono, si danno pugni sul petto. Dad mi guarda.
"Non è un viaggio breve, Thorig, lo sai. E poi..."
"E poi ora hai una famiglia. Si si. Ma ehi! Chi è la ragazzina!"
"Sono Rognvaldr e non sono una ragazzina, Pelliccia rossa!"
L'uomo si piega sulle ginocchia, mi da una scompigliata di capelli ed io mi appendo sgraziatamente al braccio dell'uomo, nel tentativo di buttarlo a terra. Intorno a noi la gente ride divertita; persino mio padre e Thorig ride. Quest'ultimo mi da una pacca sulla spalla - amichevole ma pesante.
"D'accordo sbarbatello, non sei una ragazzina!"
Altro broncio. Do le spalle al tizio e mi isso sullo sgabello al bancone salendo solo al secondo tentativo. Per me niente birra, troppo piccolo. Latte di foca o di balena. 
Non ci mettiamo a dormire tardi, ma per tutta la notte continuo a pensare all'esecuzione. Non so neanche cosa significhi esecuzione. Prendo sonno che è tardi.

All'alba siamo già svegli, con le pelli addosso a coprire dalla brina gelida mettutina. Quando scendiamo in piazza questa pullula di gente, piena degli Hjorleif giunti dai villaggi vicini per assistere all'esecuzione. Mio padre deve prendermi in braccio e sistemarmi sulle sue spalle per permettermi di vedere il patibolo di pietra in fondo alla piazza.
"Dad, che significa dacapitolare?"
"Decapitare, Red. Significa che gli tagliano la testa.
"E fa male?"
"No. Non sentirà niente."
Mio padre riesce ad essere convincente tanto che io annuisco convinto.
"Se non vuoi vedere, non farlo."
Faccio spallucce. Non farà male.
Il primo a salire sul patibolo è un uomo alto, postura rigida e marziale. Capelli castani e lunghi fino alle spalle, una barba corta che gli riempiva il viso. Dalle spalle, avvolte dalla pelle di un orso bruno scendeva un mantello nero ed imbottito, così come neri erano tutte le vesti che si portava dietro.
"Chi è Dad?"
"Lui è Edmund Skar. Signore di Winter."
Lo seguo con attenzione, prima di spostare lo sguardo sull'uomo incatenato accompagnato sul patibolo dalle due guardie cittadine. Non ricordo precisamente la sua fisionomia, però ricordo che era biondo anche lui, sbarbato. Lo fanno inginocchiare davanti al ceppo logoro e mai pulito del tutto dal sangue delle varie esecuzioni.
"Mercer Grey, quest'oggi sei qui per pagare i tuoi crimini. Furto ed aggressione. Omicidio. E prima che anche il Grande Padre ti giudichi, hai diritto alle tue ultime parole."
Il condannato scrolla le spalle, come a scacciare da il braccio di una delle guardie.
"Facciamola finita!"
Il capo gli viene chinato sul ceppo ed Edmund prende nuovamente parola.
"In nome di Fredrik Eriksen, Governatore di Saint Andrew, io, Edmund Skar, Signore di Winter e Membro del Consiglio dei Sei, ti condanno a morte."
E dopo aver pronunciato la sentenza, sfodera una lunga e pesante spada a due mani, lunga quasi quanto è alto quello stesso uomo che l'impugna. Ma non fa fatica a sollevare quell'arma sopra la propria testa. Sono pochi secondi, veloci e fluidi: l'arma vien fatta cadere sul collo del condannato tranciando di netto il capo dello stesso. Fiotti di sangue e quel capo che rotola sul patibolo come una sfera vuota. Non distolgo lo sguardo dalla scena, metabolizzando la sequenza velocemente. Mio padre mi rimette a terra, poi si piega sulle ginocchia per potermi guardare negli occhi.
"Ricorda sempre, ragazzo mio, che rubare ai propri fratelli è un atto scellerato. Non importa cosa e non importa come. Così come il tradimento o abbandonare chi ha riposto fiducia in te. Questo gli Dei non lo perdonano, e nemmeno gli uomini."
Io annuisco nuovamente, poi lui mi scompiglia i capelli. Mi da una breve spinta, per rimettermi in moto. E' inutile il tentativo di cercare sul patibolo Skar, che nel frattempo sembra essersi volatilizzato. Poche ore dopo siamo nuovamente in viaggio, di ritorno ad Icewolf. Di nuovo una lunga e stancante traversata.

- Ritratto di Edmund Skar - Grande Casa di Winter - Marzo 2488 -

mercoledì 24 luglio 2013

Lucky Sunday

Domenica fortunata. Un cinghiale che passa davanti all'Almost Home. E quando mi ricapita.

Per le otto ho quasi finito di spezzare la carne. E poi Cortes dice che non sono buono con lei: ha dormito fino alle otto passate oggi.
"Ehi, Capitano, dove vai?"
"Vado in Città!"
Rooster defila via senza troppe spiegazioni. Le guardo la schiena mentre si allontana in direzione di Timisoara.
Mezz'ora dopo è la volta di Bolton, che sfoggia l'abito intero della domenica. Fischietta. Si è comprato una benda nuova da mettere sull'occhio Comincia a sellare il cavallo.
"Che Thor mi fulmini, Harry. Che avete sta mattina tutti? Si sposa la figlia di Franck Dallas e nessuno me l'ha detto?"
"No, Red. Vado in...Città"
Assottiglio lo sguardo. Lo shijian non mi convince. Soprattutto quando goffamente imita Jack.
"Ma non è che tra te ed il Capitano..."
"Bontà divina, no! Cioè...non con lei...non potrei mai!"
Sguardo inquisitorio. Un cane attaccato ad un osso che non vuol mollare.
"Si chiama Sarah, abita fuori New Dallas. E' la figlia del fornaio James."
Mi pulisco le mani, giusto per incrociarle davanti al petto. Un cenno semplice, di andare avanti.
"E che Cristo, Red. La porto a fare un giro a cavallo, eh. Torno prima di pranzo."
Aspetto che se ne vada, ma senza scansare lo sguardo da Bolton. Solo quando lui e Junk sono distanti, sorrido. Erano anni che non lo vedevo cavalcare spensierato.
"E tu Wright?"
La voce femminile la conosco.
La chioma bionda e quell'espressione marziale e seria che riempie la plancia di comando sempre.
"Io cosa, Sharpe?"
"Polaris è Indipendente, Saint Andrew libero. Potresti tornare dalla tua famiglia."
"Si lo so. Ma voi?"
"Ce la siamo cavata anche senza di te, Wright."
"C'era Edwards con voi, prima. Ed ora che Polaris è libero, avete ancora più bisogno di piloti discreti. Black potrebbe evadere o farla franca. Ho ancora delle faccende in sospeso prima di tornare a casa."
"Potresti morire e non rivedere nessuno dei tuoi."
"Il Grande Padre, Sharpe, ha misurato il gomitolo della mia vita tanto tempo fa. Posso anche nascondermi in un buco, ma non vivrò un istante di più. Il mio destino è stato deciso e la paura non frutta niente all'uomo."
"Non credo nel destino, Wright. Ma sono lieta di non dover far a meno di te, in plancia."
Da lì a poco anche Sharpe si dilegua, nella nave, probabilmente in plancia. Io devo finire di pulire la carne prima che il sole si alzi troppo e arrivino le mosche.

sabato 6 luglio 2013

Carry out

Vandoosler mi segue fino all'Almost Home aiutandomi a mettere Oxossi sul lettino della Sickbay; lasciarlo in quella radura l'avrebbe ucciso con una certezza matematica.
No, probabilmente riempire nuovamente il Linx dei Ravens con i perforanti del gatling avrebbe significato la morte di tutti quegli uomini.
Lasciarne uno vivo, almeno uno, per farci dire dove tenevano il carico.
Fuck! Che cazzo dico!?
Al diavolo quel corer di Stanton e la sua ciurma di sbarbatelli corer, a fare gli eroi nel 'Rim.

Hale e Vandoosler restano nella sickbay neppure temessero che Bone venisse soffocato nel sonno.
Non ho nessuna intenzione di restare in quella infermieria un secondo di più.

Tu ti saresti arreso Red Wright?
Io non mi sari arreso e non avrei consegnato nessun'arma.
E allora perchè avrebbero dovuto farlo loro?
Perchè la nostra causa vale più dei quattro spicci in mano a dei contrabbandieri.
Perchè te l'hanno ordinato.
Io sono un soldato e tu, testa di cazzo, sei solo...la mia testa.

Per tutti gli Dei, ora ci mancava che prendo a parlare da solo.
Mi dispiace per Oxossi; dannazione. Ma questo non avrebbe comunque cambiato nulla.

Quel che va fatto, va fatto.

Wright carrying Home.
Wright throwing out.

martedì 25 giugno 2013

War can wait another day

"Voi fuori a divertirvi, ad incontrare Eric Rose, l'Ammiraglio Eric Rose, ed io qui a grattarmi le chiappe!"
Bolton borbotta in uno shijiano stretto, offeso per non essere stato coinvolto.
"Ci hanno sparato addosso!"
"Si ma hai guidato la Leviathan!"
"Mark uno e lanciasiluri avanzati!"
"Avanzati?"
"Avanzati!"
Bolton ha improvvisamente dimenticato di essere offeso. Si alza dalla postazione sensori e mi rifila un pugno sulla spalla. Euforico.
"Ora sì che si ragiona! Ah Ah! Glie li apriamo quei loro fottuti culetti blu!"
"Fuck Harry! Fuck! Scateniamo la violenza! Violenza! Abbiamo la potenza!"
Erano anni che non mi facevo prendere in quel modo dall'entusiasmo. Eric Rose. L'ultima volta che lo vidi era alla sua evasione, quando lo risparmiammo a Fargate. Ed ora è lì, con noi.
"E' un onore riaverla con noi, Signore!"
Con noi a fare la guerra.
"If the wild bird could speak"
"She'd tell of places you had been"
Attacchiamo: stonati, senza vergogna.
"We were cautioned to surrender"
"This I could not do"
Non ci importa.
"Their brands were still on fire and their hooves were made of stee"
"Their horns were black and shiny and their hot breath he could feel "
L'equipaggio non può dormire stasera. Non con il Polaris in guerra, con Bullfinch che resiste, con i vertici che si incontrano, per un nuovo Exodus Day.
"With pale affright and panic flight"
"Shall dastard Bluejacks base and hollow"
Per ore, fino all'alba. Senza toccare alcol, con la gola che si disseta di speranza.
"For six long years I've been in trouble"
"no pleasure here on earth I've found"
Finchè non è l'alba.
"Don't waste your time"
"Or time will waste you."
Stanchi e stremati, quando l'equipaggio comincia a svegliarsi, noi ci buttiamo sulle nostre brande. Faremo trincee e organizzaremo la resistenza contro le Bluejacks. Domani. Questa notte siamo lupi che ululano alla luna.

Ballate:
Polly Wright
Il canto dei non arresi
Ghost Rider in The Sky
Blackrock Brigade
The Hobo Song
Knights of Cydonia

mercoledì 19 giugno 2013

Blood Traders

Al reverendo di Timisoara serviva qualcuno che gli spaccasse la legna, così mi sono offerto di spaccargliele. Non me la sono sentita di chiedergli soldi. Con quello che sta arrivando meglio che si tenga più soldi possibili.

La solita bettola lungo la Main Street: whiskey annacquato e carne di cavallo. E' particolarmente buono. Il saloon è pieno di browncoat armati. Gente dell'Ammiraglio Eric Rose probabilmente. E' giunta voce che un paio di Firefly siano atterrate fuori Timisoara nella mattinata per fare rifornimenti e tornare nello spazio a pattugliare i confini del Polaris.

Due doppie porzioni finiscono in fretta. Sono sazio. Mi fermo dei minuti e mi accendo una sigaretta: una Serenity.
"West."
Prima di riprendere il whiskey e riempire il bicchierino.
"Non mi offri da bere, Wright!?"
Mi giro lentamente, osservando il tizio che si siede di fianco a me. Il fianco sinistro del viso è nascosto in parte dalla benda che ha sull'occhio. Barba nera lunga due dita, sigaro spesso, di Greenfield, tenuto tra i denti. Il Browncoat addosso con i gradi di Ammiraglio.
"Fuck! Certo Signore, agli ordini Signore!"
Un Ammiraglio sudto di fianco a me. Il tizio dietro al bancone prende un bicchierino mentre io velocemente lo riempie. L'Ammiraglio boccheggiando il sigaro con aria dura, ad un certo punto scoppia a ridere. Lo guardo. Una faccia conosciuta.
"Ma che cazzo Wright. Non mi riconosci?"
"Si...cioè no. Tu sei morto."
Lui scuote il capo. Si tocca la guancia ad indicare la benda sull'occhio. Finalmente realizzo. Il sorriso si allunga per tutta la faccia.
"Cazzo Rex..."
Al diavolo i gradi. Alexander McAllister, figlio del Tenente McAllister.
"...credevo che tu fossi ad Oak Town con la tua famiglia."
Ci stringiamo le mani, due colpi sulle spalle. Lui ha due anni meno di me, ma ormai la differenza d'età non si nota più. Lo vidi per l'ultima volta al funerale del padre, alla fine della guerra.
"Ed io che tu stessi marcendo a Fargate."
"Ed invece eccoci qua su questo pianeta di vaccari. Avanti, spiegami come cazzo fai ad essere Ammiraglio mentre io sono solo un Capitano."
Se la ride. Il fumo che si solleva dalle nostre teste.
"Pochi mesi dopo il funerale di mio padre, mia madre è morta. I dottori dissero che fosse per via della morte di mio padre...il cuore non ha retto."
"Alcune persone non possono vivere separate."
E' una storia che conosco bene.
"Lo penso anche io. Comunque...decisi che mio padre non poteva essere morto invano e che come ultimo McAllister dovevo tornare a combattere. Ho cercato ciò che era rimasto del quindicesimo reggimento. Tra Blackrock, Sturges e Serenity Valley pochi erano i vivi ancora disposti a combattere. West era nella tua squadra se non mi sbaglio."
"E' vivo?"
"E stronzo, si."
Una bella notizia da anni. Sorrido ancora. Gli faccio cenno di continuare.
"Cinque piloti, due macchinisti, un squadra di quindici uomini, Wright. Venni a cercare anche te e Bolton ma non vi si trovava. Quando vi raggiungevo su un pianeta voi eravate già decollati. Non ho mai capito come facevi a scomparire nel nulla una volta che salpavi. Anyway...rubammo due Avenger alla base di Goldera; una la smantellammo per rivenderla e con i soldi acquistammo due Firefly. Le abbiamo armate. Ed abbiamo ripreso a fare la guerra sul confine. Gli alleati che si arrendevano venivano abbordati e fucilati, quelli che non si arrendevano esplodevano nello spazio. Ciò che si vendeva a Safeport ci garantiva autonomia nello spazio e quattrini per comprare medicinali.
Per qualche attimo sento gli occhi lucidi, orgoglio e rispetto per quel ragazzo che è diventato uomo. Che si è fatto strada da solo e senza imboccare la strada facile della pirateria. Rex non si vanta, neppure suo padre si vantava mai.
"L'Ammiraglio Renshaw ci ha trovati e ci ha arruolati. E mi ha dato il grado di Ammiraglio. Quando ti hanno arrestato la prima volta ed il tuo nome è finito sulla rete cortex avevo intenzione di venirti a prendere, ma dannazione...stai con Rooster. Chi non vorrebbe essere nell'equipaggio di Rooster.."
E senza motivo mi rifila un pugno alla spalla. Altra risata. Altre boccate di fumo.
 "Ed eccoci qua Rex: a fare di nuovo la guerra su Bullfinch. Voi restate in aria giusto?"
"Aye. Noi restiamo nello spazio. Quando finirà lì se il Comando ci manderà a terra, ci rivedremo a terra Wright."
Il resto della discussione procede lenta, leggera. Due fratelli rimasti lontani anni. Io ho una moglie ed un figlio. Mi ha mandato a fanculo perchè credeva che lo stessi prendendo per il culo. Poi alla fine se n'è convinto.
"Tieniti stretta la pellaccia Wright. Il tuo piccoletto ha bisogno di un padre."
"E tu tieniti stretta la tua, McAllister. Io a Greenfield per seppellirti non posso venirci."
Lui esce fuori dal saloon, io lo seguo fuori per poi seguirlo con lo sguardo finchè non prendono i cavalli e si allontanano.
"Blood Traders."
Ripasso a mente il nome della sua cellula.