martedì 25 giugno 2013

War can wait another day

"Voi fuori a divertirvi, ad incontrare Eric Rose, l'Ammiraglio Eric Rose, ed io qui a grattarmi le chiappe!"
Bolton borbotta in uno shijiano stretto, offeso per non essere stato coinvolto.
"Ci hanno sparato addosso!"
"Si ma hai guidato la Leviathan!"
"Mark uno e lanciasiluri avanzati!"
"Avanzati?"
"Avanzati!"
Bolton ha improvvisamente dimenticato di essere offeso. Si alza dalla postazione sensori e mi rifila un pugno sulla spalla. Euforico.
"Ora sì che si ragiona! Ah Ah! Glie li apriamo quei loro fottuti culetti blu!"
"Fuck Harry! Fuck! Scateniamo la violenza! Violenza! Abbiamo la potenza!"
Erano anni che non mi facevo prendere in quel modo dall'entusiasmo. Eric Rose. L'ultima volta che lo vidi era alla sua evasione, quando lo risparmiammo a Fargate. Ed ora è lì, con noi.
"E' un onore riaverla con noi, Signore!"
Con noi a fare la guerra.
"If the wild bird could speak"
"She'd tell of places you had been"
Attacchiamo: stonati, senza vergogna.
"We were cautioned to surrender"
"This I could not do"
Non ci importa.
"Their brands were still on fire and their hooves were made of stee"
"Their horns were black and shiny and their hot breath he could feel "
L'equipaggio non può dormire stasera. Non con il Polaris in guerra, con Bullfinch che resiste, con i vertici che si incontrano, per un nuovo Exodus Day.
"With pale affright and panic flight"
"Shall dastard Bluejacks base and hollow"
Per ore, fino all'alba. Senza toccare alcol, con la gola che si disseta di speranza.
"For six long years I've been in trouble"
"no pleasure here on earth I've found"
Finchè non è l'alba.
"Don't waste your time"
"Or time will waste you."
Stanchi e stremati, quando l'equipaggio comincia a svegliarsi, noi ci buttiamo sulle nostre brande. Faremo trincee e organizzaremo la resistenza contro le Bluejacks. Domani. Questa notte siamo lupi che ululano alla luna.

Ballate:
Polly Wright
Il canto dei non arresi
Ghost Rider in The Sky
Blackrock Brigade
The Hobo Song
Knights of Cydonia

mercoledì 19 giugno 2013

Blood Traders

Al reverendo di Timisoara serviva qualcuno che gli spaccasse la legna, così mi sono offerto di spaccargliele. Non me la sono sentita di chiedergli soldi. Con quello che sta arrivando meglio che si tenga più soldi possibili.

La solita bettola lungo la Main Street: whiskey annacquato e carne di cavallo. E' particolarmente buono. Il saloon è pieno di browncoat armati. Gente dell'Ammiraglio Eric Rose probabilmente. E' giunta voce che un paio di Firefly siano atterrate fuori Timisoara nella mattinata per fare rifornimenti e tornare nello spazio a pattugliare i confini del Polaris.

Due doppie porzioni finiscono in fretta. Sono sazio. Mi fermo dei minuti e mi accendo una sigaretta: una Serenity.
"West."
Prima di riprendere il whiskey e riempire il bicchierino.
"Non mi offri da bere, Wright!?"
Mi giro lentamente, osservando il tizio che si siede di fianco a me. Il fianco sinistro del viso è nascosto in parte dalla benda che ha sull'occhio. Barba nera lunga due dita, sigaro spesso, di Greenfield, tenuto tra i denti. Il Browncoat addosso con i gradi di Ammiraglio.
"Fuck! Certo Signore, agli ordini Signore!"
Un Ammiraglio sudto di fianco a me. Il tizio dietro al bancone prende un bicchierino mentre io velocemente lo riempie. L'Ammiraglio boccheggiando il sigaro con aria dura, ad un certo punto scoppia a ridere. Lo guardo. Una faccia conosciuta.
"Ma che cazzo Wright. Non mi riconosci?"
"Si...cioè no. Tu sei morto."
Lui scuote il capo. Si tocca la guancia ad indicare la benda sull'occhio. Finalmente realizzo. Il sorriso si allunga per tutta la faccia.
"Cazzo Rex..."
Al diavolo i gradi. Alexander McAllister, figlio del Tenente McAllister.
"...credevo che tu fossi ad Oak Town con la tua famiglia."
Ci stringiamo le mani, due colpi sulle spalle. Lui ha due anni meno di me, ma ormai la differenza d'età non si nota più. Lo vidi per l'ultima volta al funerale del padre, alla fine della guerra.
"Ed io che tu stessi marcendo a Fargate."
"Ed invece eccoci qua su questo pianeta di vaccari. Avanti, spiegami come cazzo fai ad essere Ammiraglio mentre io sono solo un Capitano."
Se la ride. Il fumo che si solleva dalle nostre teste.
"Pochi mesi dopo il funerale di mio padre, mia madre è morta. I dottori dissero che fosse per via della morte di mio padre...il cuore non ha retto."
"Alcune persone non possono vivere separate."
E' una storia che conosco bene.
"Lo penso anche io. Comunque...decisi che mio padre non poteva essere morto invano e che come ultimo McAllister dovevo tornare a combattere. Ho cercato ciò che era rimasto del quindicesimo reggimento. Tra Blackrock, Sturges e Serenity Valley pochi erano i vivi ancora disposti a combattere. West era nella tua squadra se non mi sbaglio."
"E' vivo?"
"E stronzo, si."
Una bella notizia da anni. Sorrido ancora. Gli faccio cenno di continuare.
"Cinque piloti, due macchinisti, un squadra di quindici uomini, Wright. Venni a cercare anche te e Bolton ma non vi si trovava. Quando vi raggiungevo su un pianeta voi eravate già decollati. Non ho mai capito come facevi a scomparire nel nulla una volta che salpavi. Anyway...rubammo due Avenger alla base di Goldera; una la smantellammo per rivenderla e con i soldi acquistammo due Firefly. Le abbiamo armate. Ed abbiamo ripreso a fare la guerra sul confine. Gli alleati che si arrendevano venivano abbordati e fucilati, quelli che non si arrendevano esplodevano nello spazio. Ciò che si vendeva a Safeport ci garantiva autonomia nello spazio e quattrini per comprare medicinali.
Per qualche attimo sento gli occhi lucidi, orgoglio e rispetto per quel ragazzo che è diventato uomo. Che si è fatto strada da solo e senza imboccare la strada facile della pirateria. Rex non si vanta, neppure suo padre si vantava mai.
"L'Ammiraglio Renshaw ci ha trovati e ci ha arruolati. E mi ha dato il grado di Ammiraglio. Quando ti hanno arrestato la prima volta ed il tuo nome è finito sulla rete cortex avevo intenzione di venirti a prendere, ma dannazione...stai con Rooster. Chi non vorrebbe essere nell'equipaggio di Rooster.."
E senza motivo mi rifila un pugno alla spalla. Altra risata. Altre boccate di fumo.
 "Ed eccoci qua Rex: a fare di nuovo la guerra su Bullfinch. Voi restate in aria giusto?"
"Aye. Noi restiamo nello spazio. Quando finirà lì se il Comando ci manderà a terra, ci rivedremo a terra Wright."
Il resto della discussione procede lenta, leggera. Due fratelli rimasti lontani anni. Io ho una moglie ed un figlio. Mi ha mandato a fanculo perchè credeva che lo stessi prendendo per il culo. Poi alla fine se n'è convinto.
"Tieniti stretta la pellaccia Wright. Il tuo piccoletto ha bisogno di un padre."
"E tu tieniti stretta la tua, McAllister. Io a Greenfield per seppellirti non posso venirci."
Lui esce fuori dal saloon, io lo seguo fuori per poi seguirlo con lo sguardo finchè non prendono i cavalli e si allontanano.
"Blood Traders."
Ripasso a mente il nome della sua cellula.

martedì 11 giugno 2013

Pappà

E' tutto finito. Sono fuori.
Ed ora viaggiamo verso Saint Andrew, prima di sbarcare a Bullfinch. Jack ha voluto che tutti andassero sul mio pianeta appena ha saputo che ho un figlio. Già un figlio. Stento a crederci.

Parte dell'equipaggio resta con la Almost Home a Flame, per fare rifornimento.
Un paio di alte jeep, ideali contro la neve, ci aspettano con Bolton.
"Il Capitano mi ha raccontato. Gli Dei ti vogliono bene."
"Questa volta non c'entrano gli dei. Devo la vita a quel fottuto corer...che Thor mi fulmini!"
Entrati nel villaggio qualcuno dalle finestre di Icewolf ci guarda. Di solito usiamo i cani e le slitte. Ma sta volta facciamo un'eccezione. Scendo dalla jeep, il tempo di poggiare i piedi a terra che Wolf, il mio husky grigio, mi gratta con la zampa sul pantalone. Non mi salta addosso, invecchiatosi anche lui. L'accarezzo e lui mi lecca il collo.
"Rognvaldr!"
Urla Mundur Manto Rosso, quando spunta fuori dalla Grande Casa del villaggio. Maestoso e riempito di pelli nere, dei lupi neri. Scarsi due metri d'altezza per un quintale e mezzo di muscolatura. Dietro la schiena un'ascia bipenne da guerra.
"Io lo sapevo che non saresti mai caduto a Fargate. Ci avrei scommesso le palle con tutto il cazzo! Però ti sei dimagrito, Rognvaldr! Stasera tu ed i tuoi..."
Guarda Jack, Sam, Klaus, Sundance. Li squadra dalla testa ai piedi più volte.
"Sono i miei compagni Mundur. Non è possibile che ti ricordi solo di quel guercio di Bolton!"
Mundur scoppia a ridere. Mi da una pacca possente sulla spalla e poi ruggisce.
"Stasera tutta la popolazione di Icewolf mangerà alla Grande Casa. Festa per tutti. Un nostro Fratello è vivo e abbisogna delle nostre canzoni!"
E solo quando finisce di ululare come un orso bianco mi guarda di nuovo dall'alto.
"Ora vai a trovare il tuo marmocchietto biondo, Wright."
Ed infatti tornando a guardare la porta la vedo, Eolen, in piedi ed in lacrime con in braccio un marmocchietto biondo di poco più di un anno. La guardo a quei pochi metri. Guardo mio figlio in uno strano stato di esitazione. Respiri profondi prima di avvicinarmi e zoppicare. Raggiungerla e stringerla a me. Il bimbetto ci guarda incuriosito. Un sorrisetto sulle labbra.
"Pappà?"
L'interrogazione è leggera, poco percepibile. Scoppiamo a ridere.
"Si è papà, Olvir."
Eolen lo prende meglio in braccio e mi fa cenno di prenderlo. Ecco, questa roba non me l'hanno mai spiegato.
"Pappà tonto."
Olvir agita le manine, ansioso di essere preso in braccio. E' intelligente, Eolen gli avrà parlato di me. Inspiro a fondo e lo prendo. Faccio attenzione. Sento gli occhi inquisitori, sguardi che urlano se cade ti pesto di Eolen ma anche di Jack. Ma alla fine nonostante tutto ce la faccio. Lo prendo in braccio, un bacio sulla fronte.
"Pappà ha viso pizzicoso!"
"Papà ha un regalo per te, Hust Olvir."
Lo chiamo in ambo i modi, dovrà abituarsi. Metto il piccolino di nuovo in braccio ad Eolen e vado a prendere il micio. Torno poi verso la porta e sollevo il micetto ad Olvir.
"Lynx, Olvir. Si chiama Lynx."
"Fizz."
"Pure Fizz va bene. E' un gatto e ti terrà compagnia. Wolf sta diventando vecchio e quindi in tre vi guardate le chiappe...cioè, spalle...tra voi. Right, Olvir?"
"Guardiamo chiappe! Guardiamo chiappe!"
Scompiglio i capelli al biondino. Un altro bacio sulla fronte. Poi lascio il micetto a terra lasciando che se ne vada dentro da qualche parte.
Ho ancora del tempo per stare con mio figlio prima di andare alla Grande Casa. Gli racconterò di come la neve era scesa per la prima volta su Icewolf, quando tutto era nero e poi divenne bianco grazie alle lacrime di Frigg. Eolen se ne sta zitta e ci guarda, ci ascolta. Sorride. E' bello avere una famiglia.

Dieci minuti

Bolton mi aspetta ad un tavolino della sala degli incontri; con lui c'è l'avvocato di Jack.
Mi guardano straniti, zoppicante fino alla seggiola sulla quale vengo spinto da uno dei secondini.
"Fatevi bastare i dieci minuti."
Ordina la guardia, prima di allontanarsi e controllarli da tre metri di distanza.
"Vi siete fatti settimane di viaggio per perdere dieci minuti con me. Siete delle teste di cazzo."
Bolton mi allunga una sigaretta Black Mamba. Con un cerino me l'accendo.
"Fai schifo Red. Da quant'è che non mangi? E poi...ha la faccia d'un cadavere. Non durerai un mese."
"E' da quando sono entrato qui dentro che mi dicono che non durerò un mese. Ed invece? Quanto tempo è passato? Ogni mese mi dicono che non durerò un altro mese."
Soggigno, tossisco. Aspiro avidamente quella sigaretta. Non fumo da mesi.
"Come stanno tutti?"
L'avvocato mi guarda, annuisce.
"Hai qualcosa che ritieni debba riferire Wright?"
"Si: di starmi alla larga. Di stare alla larga da questo buco."
Un'occhiata torva a Bolton, severa. Un'occhiata di richiamo e di quelle che annunciano una cazziata epica.
"La vecchia di Winter dice che è spiccicato a tuo padre quando l'ha tirato fuori da sua madre. Ha ciuffi biondi e occhi verdi."
Eolen è rossa, ma gli occhi verdi sono i suoi. Inspiro dalla sigaretta. Tossisco fuori il fumo. Ho perso l'abitudine al fumo. Rilasso la schiena ammaccata sullo schienale della seggiola. Sorrido, piango come un bambino per dei secondi.
"Stai dritto con la schiena, Wright!"
Mi ordina Harry, con forza e della rabbia. Io annuisco placidamente e mi rimetto dritto. Mi asciugo gli occhi. Lo guardo interrogativo. Harry annuisce. Si avvicina e abbassa la voce, si copre il labbiale.
"Olvir. Pensava andasse bene. Eventualmente Hust, semmai servirà in futuro."
Olvir...Guerriero Fortunato. Sorrido. Annuisco.
"Ricordi cosa ti avevo chiesto, Harry?"
"Se fin'ora forse ti sembrava inutile portare le chiappe fuori da qui, adesso vedi di fare del tuo meglio. Io sono una merda come padre. Non voglio fare il padre. Intesi?"
"Fine della rimpatriata femminucce. Tu Wright te ne torni in cella."
E vengo trascinato fuori a forza, afferrato per il braccio malconcio ovviamente. Fa male, un male cane. Un rottame da macello. Ma non morirò su questo fottuto scoglio.

lunedì 10 giugno 2013

Welcome to Fargate

Tengo il conto dei giorni grazie alla ciotola di sbobba che mi portano solo la sera.
E' già la quinta che finisco in isolamento da quando sono a Fargate.
Il naso tumefatto, l'occhio pesto ed un dente in meno. Ho perso il giudizio credo.
Un giorno o l'altro glie lo spacco in testa il piccone a quel fottuto secondino del cazzo. Quella testa di cazzo di Peterson.

"Cosa c'hai Wright? Non riesci a spaccare le pietre? Ti fa male la gamba?"
Non posso peggiorare la situazione. Resto zitto, continuo a spaccare le pietre.
"Secondo me ti fa anche male il culo. Da quanti negri ti sei fatto inculare oggi?"
La sento, la botta del manganello sulla gamba sinistra.
Cado a terra in ginocchio, stringo i denti. Sento la testa annebbiarsi.
"Ti ho fatto una domanda 11784D!"
Mi rimetto in piedi, faticosamente, con l'ausilio del piccone. Lo guardo negli occhi, mantengo lo sguardo dritto. Peterson sputa a terra e si allontana.

No, non era quello il motivo.
Sento i secondini prendersela con me ogni giorno, ogni ora.
Ho ucciso un Soldato, con un colpo d'ascia in faccia. Non me la faranno passare liscia.


"Sbobba, feccia dei cinque mari. Sbobba del cazzo per teste di cazzo!"
Il cuoco, Kirk, ma tutti lo chiamano ManiDiMerda. Posso immaginare il perchè.
Mi avvicino con il vassoio di latta. Kirk mi guarda in faccia. Mi riempie la scodella e poi con gesto secco la getta a terra.
"Per te niente sbobba, Indipendentista! Oggi mangia i ratti come in guerra...ammesso che ce ne siano di ratti in giro qui dentro."
"Così abbiamo un problema, Kirk."
"No, tu hai un problema Wright. Non io. Abituati. Welcome to Fargate."
Il pezzo di merda ride.
"Ho fame..."
"L'avete sentito? Ha fame."
Molti scoppiano a ridere.
"Non farmi incazzare Mani di Merda!"
Il grasso cuoco diventa paonazzo. Le risate che seguono alla mia offesa lo fanno incazzare ancora di più.
"Ti ammazzo, fottuto Indipendentista. Io ti ammazzo!"
I secondini sghignazzano ad un angolo. Ma lasciano correre. Kirk cerca di afferrarmi per il collo ma io gli spiaccico il vassoio di latta sul muso. Intontisco il grosso bastardo. Colla stampella lo comincio a martellare. A terra c'è sangue, tanto sangue. Sento le urla dei detenuti, che istigano alla violenza.
Poi i manganelli dietro la schiena, sui fianchi e sulle braccia. Il manganello in faccia mi manda all'altro mondo.

No, solo su una branda per un paio di settimane ed in isolamento per un'altra settimana
Le braccia credo me le abbiano quasi spezzate un'altra volta. Attaccate quel tanto che basta per spaccare le pietre il giorno, tutti i giorni, da domani quando finirà l'isolamento.
Qui finisce davvero che ci lascio la pelle. Ho perso il conto dei mesi. Troppi. Dovrebbero rompermela la testa una volta per tutti.

domenica 9 giugno 2013

The Walls

Sento che le forze tornano. Estratti i proiettili e messa quella diavoleria medica il dolore sta diminuendo.
Ho provato a mettermi in piedi oggi. Sono caduto solo sei volte. E' un buon inizio.

Jack mi ha mandato un avvocato.
L'ho dovuto mandare a fanculo sette volte prima di capire che è l'avvocato di Jack.
Non mi farò difendere da lui, non mi serve un avvocato.

Mi hanno tolto dall'infermieria, occupavo posti troppo comodi.
Mi hanno risbattuto in una piccola e bollente cella. E' provvisoria: so che la prossima meta è Fargate.

I giorni passano lenti come una tortura.
Penso a Fargate e penso ad Eolen.
Le avevo promesso che sarei stato migliore con mio figlio di quanto lo fossi stato con lei.
Mi ero ripromesso che avrei cresciuto un figlio da buon padre.

Penso a Fargate e penso all'Almost Home, ai miei compagni.
Ho trascinato Vandoosler in questo casino, non saputo gestire la situazione.

Penso a Fargate e a ciò che mi aspetta su quello scoglio di massima sicurezza.
Non durerò che qualche mese, poi ritroveranno il mio cadavere con la testa spaccata insieme ai sassi dei detenuti.
E se invece uscirò, mio figlio non saprà che faccia ha suo padre.
Se uscirò i miei compagni potrebbero essere già tutti morti. Ed io vivo. Di nuovo.

sabato 8 giugno 2013

Delta Echo

El Paso. Non ci mettevo piede da un'eternità. E mi ero dimenicato del fottuto caldo di Greenfield.
Cheap Roses, il nostro punto d'incontro, un fottutissimo locale con puttane di ogni razza.
Come d'accordo mi prendo una puttana di mio gusto e la seguo alla stanza privata del piano superiore, la numero 4.
"Perchè non ti togli quella giubba marrone, biondo. Fa caldo."
"Preferisco di no."
E' una giovane donna, venticinque anni al massimo; una delle più vecchie. Ha un corpo fantastico, coperto da qualche filo di stoffa sintetica.
"Come ti chiami ragazza?"
"Linn. Mary Linn."
Si avvicina e si struscia; io sudo come un accidenti. E' talmente bella che potrei quasi ricascarci
"Che Thor mi fulmini."
Mi alzo in piedi, la scanso malamente buttandola sulla poltroncina. Prendo una sigaretta e la fumo velocemente.
"Senti, biondo. Ne ho le palle piene di psicopatici come te. Io sto lavorando, voglio essere pagata. Se non mi vuoi scopare perchè non ti si alza il cazzo, sono cavoli tuoi non miei."
Sembra offesa; e non sembra che mi abbia riconosciuto. Facile che non sappia con chi abbia a che fare. ma se così non fosse non posso permettermi di abbassare la guardia. E poi...
 "Forse è meglio se ti rivesti."
Non ci lasciano altro tempo da soli, presto due donne entrano dall'ingresso della stanza. Una puttana ed una donna col browncoat addosso.
"Voi due puttane potete anche togliervi dal cazzo."
Le guardo sull'ingresso. La pelle bruciata dal sole e delle cicatrici evidenti sul volto. La parlata della gente di Greenfield. Le mi lancia un breve sorriso, strizzandomi l'occhio. Lascia un bel pò di dollari alla ragazza che l'ha accompagnata.
"Per stasera avete finito di lavorare."
Ed infatti quando le due puttane contano i soldi, tutte contente escono dalla stanza e chiudono la porta alle loro spalle.
"Non ci sentirà nessuno."
"Sicura?"
Lei annuisce.
"Primo Ufficiale Kara Simons, codice di identificazione Delta 877847 Echo 9907."
Controllo la sua identità. Codice di identificazione di un ufficiale la cui nave è in contatto col comando indipendentista e l'appartenenza ad una cellula affiliata.
"Ammiraglio Jacob Fire. Per tutti gli dei, Fire. Era un fottuto artigliere col grado di soldato semplice a Sturges."
"Renshaw l'ha promosso, Capitano Wright. A Serenity Valley ha salvato trecento uomini."
Negli occhi della donna leggo una totale ammirazione verso il proprio comandante. Mi strappa un leggero sorriso. Lo sguardo di quella donna mi ricorda il mio.
"Well. Ora dimmi, Soldato: mi hai detto che avevi qualcosa di importante da dirmi e che non potevi muoverti da questo pianeta. Io rischio parecchio a stare su questo pianeta e rischi anche tu, perciò chiudiamo la cosa velocemente."
 "Lo so Capitano. Buffalo Country, nord di India. Latitudine 50 nord, longitudine 20 est. Chiave: FottutiCuliBlu. Memorizzato?"
"Memorizzato; una chiave facile da ricordare. Ma cosa dovrei farci con tutto questo?"
"E' un bunker, Wright, costruito all'inizio della guerra per consentire alle navi dell'Esercito Indipendentista di atterrare e di organizzarsi per incursioni da terra. Non è mai stato ultimato e quando la guerra non si è spostata su Greenfield, è stato abbandonato. ma gli accessi sono sicuri, e può contenere fino ad un Heavy ed un Medium. Noi l'abbiamo usato per le incursioni nel Dorado ma ora il Comando ci ha trasferiti nel Dao. L'Ammiraglio Fire ha pensato che potesse servire più a voi che a noi adesso."
Ho tutto in testa. Coordinate e password. Annuisco.
"Chiaro Primo Ufficiale Simons. Vi ringraziamo."
Lei fa un saluto militare quasi perfetto.
"Porta i nostri omaggi all'Ammiraglio Rooster."
Ripeto il saluto un pò meno preciso tuttavia.
"Fate del vostro meglio. I nostri omaggi all'Ammiraglio Fire."
L'incontro non dura ancora molto. Con mezz'ora di scarto abbandoniamo lo streep club. In giornata andrò a fare un salto ad Oak Town e poi magari al punto indicato da Simons.

domenica 2 giugno 2013

Time out

Cancello. Strappo e getto via.
Ho spezzatto tre pennini. Fottuti pennini.
Comunicato uficiale...Due effe dannazione. Ufficiale.
"Mi hai chiamato Red?"
Sollevo lo sguardo su Bolton, lo guardo per una manciata di secondi. Unification dag day; continuo a scrivere.
"Ricordami un pò Harry. Ti ho mai chiesto qualcosa? Di personale intendo."
Bolton si avvicina al tavolo della cambusa dell'Almost Home e si siede. Picchietta la mano sul tavolo.
"Rinunciare alla Dick Frick conta?"
"Quello non c'entra un cazzo! Ad esempio: perchè hai iniziato a viaggiare con me?"
"Pagavi bene."
Un ghignetto leggero sul viso di Harry. Vi è stato ripetuttot ripetuto più volte. Io continuo a scrivere.
"Perchè hai fatto la guerra con me?"
"Ti saresti fatto ammazzare senza di me. E a Sturges infatti ci sei andato vicino."
"E perchè anche adesso stai con me?"
"Ho scelta Red? Ci hanno lasciato una scelta? Tutto ciò che mi resta è questo Browncoat e voi."
Sollevo lo sguardo ancora una volta dal foglio. Ritirate le vostre truppe. Lascio la penna sul tavolo. Mi accendo una sigaretta. Una di quelle schifose Black Mamba.
"Eolen aspetta un figlio."
"Quella puttana! Io te l'avevo detto che...ah...no no puttana non in quel senso. Non intendevo Red scusami..."
Mi sarei dovuto incazzare, eppure scoppio a ridere. Rido mentre Bolton cerca di riprendersi dalla figura di merda appena fatta. E quando ci riesce mi rifila una pacca sulla spalla.
"Congratulazioni. Hai già pensato come chiamarlo?"
 Scuoto il capo.
"Non è questo il punto Harry. Non ti ho mai chiesto niente, fino ad ora."
Bolton serra la mascella e deglutisce. Affila lo sguardo di quel suo unico occhio su di me come se volesse leggermi nel pensiero. Annuisce, capisce.
"Farò quello che è necessario. Te lo prometto amico mio. Ma anche tu ora fà quello che è necessario. Sei il Primo Ufficiale e Comandante in carica finchè non torna..."
"E se non tornasse?"
"E se io adesso ti spacco il naso? Lei tornerà. Ed ora finisci di scrivere quella roba."
"Ja, hai ragione. Ho finito, portalo a Sharpe; così ci da una sistemata."