venerdì 31 maggio 2013

Son of the Winter

"Dimmi che non stai anche tu su Horyzon..."
La notizia della bomba su Horyzon si è diffusa anche nei pianeti più esterni e periferiferici. Eolen appena ha saputo la notizia non ha aspettato a contattarmi. Attraverso il cortex potrebbe sembrare anche meno preoccupata di quanto non lo sia realmente.
"I fuochi d'artificio volevo guardarli in diretta ma, da una prigione non sarebbe stata la stessa cosa. No, sto su Safeport, al solito."
Lei sospira, si stropiccia gli occhi.
"Voi non c'entrate niente?"
Resto in silenzio. Il tempo di accendermi una sigaretta.
"No."
Non sono mai stato bravo a mentirle. Ma lei lo capisce ugualmente che sto mentendo. E' palesemente nervosa e preoccupata.
"Dovresti tornare ad Icewolf."
"Che succede? Ci sono problemi?"
"Nessuno. E' solo che...sai..."
Lei balbetta, non sa che dire. Io le sorrido.
"Avanti. Mi sembri una corer quando fai così. Non ti sarai rammollita tutta in una volta?"
Eolen la conobbi molti anni prima, dopo la guerra, quando decisi di rimettere mano alla Dick Frick con Bolton. La guerra era finita e l'egemonia dell'Alleanza aveva allungato la mano ovunque. L'esercito Indipendentista disperso o arreso, e quelli come noi non avrebbero mai accettato di lavorare con quelli contro i quali avevamo combattuto. Una nave significava libertà; accettare liberamente quali lavori fare e dove farli. Restare lontano dalla mano dell'Unione Anglo-Cinese.
"Rognvaldr devi finire di guardarle il culo. Non fa per te quella ragazza; non se non metti la testa a posto."
Giù a Flame Jorfag aveva comprato una bettola e l'aveva rimesso a nuovo: Le Tre Botti. Jorfag era stato bandito dal Monte Agnar per la sua amicizia con mio padre, per aver socializzato con la gente di Icewolf. Acquistò il mio capanno di caccia quando decisi di girare per il 'Verse, restando ad Icewolf finchè suo figlio finchè non si arruolò per combattere la guerra. Difese Wolfwall ma non si ritirò, continuando a colpire i soldati durante la loro ritirata. Li seguì fino a Winter anticipandoli di qualche giorno per avvisare la popolazione locale dell'immente arrivo delle truppe nemiche. Ma la gente decise di combattere e la battaglia costò la vita a molta di quella gente. Quando Flame cadde, e la guerra finì lasciandolo privo del suo unico figlio, decise di restare nella capitale e di mettere sù quell'osteria.
"Credo di esserci andato a caccia insieme diverse volte. Possibile?"
"Possibile: è di Winter."
Winter era conosciuta per gli ottimi cacciatori e per le ottime doti mediche delle vecchie che stavano in quel villaggio. Non aveva nulla da invidiare a Flame, ad eccezione di uno spazioporto adeguato.
"I Familiari sono tutti morti, quando è sbarcata l'Alleanza. L'ho tirata fuori da quell'inferno e me la sono portata dietro. Mi ha dato una mano con la baracca."
Continuavo a guardarla, lei non mi badava intenta a servire ai tavoli. Attirava tanti sguardi. Poi all'improvviso mi guarda ed io divento paonazzo come sempre. Balbetto e allontano lo sguardo.
"E se mettessi la testa a posto Jorfag? Mi daresti il permesso?"
"Se la finisci di andare a puttane si. Vi voglio bene come figli, mi riempireste d'orgoglio. Ammesso che tu gli vada a genio. E che cazzo Rognvaldr! Finiscila di arrossire come una femminuccia. Non sarà per caso la tua prima donna!?"
Non mi torna qualcosa però. La guardo attentamente ma la linea è disturbata. Affilo lo sguardo.
"Stai facendo una copertina per Cecilia?"
"Veramente è per..."
La linea è disturbata.
"Ti sto perdendo..."
"Per tu...lio..."
La linea cade, la connessione si perde. Forse ho capito male. Avrò capito sicuramente male.

giovedì 30 maggio 2013

Civiltà

La Wyoming di Frìda atterra poco distante da dove è stata ancorata l'Almost Home e con un'abilità tale che quasi non mi stupisce. Sorrido: un Wright al timone si riconosce. La nave è tenuta bene, con tanto di corazza ablativa, booster; mia cugina ricordo che mi aveva accennato ad un computer per eludere i siluri. Credo che se la stia passando meglio di quanto mi aspettassi.
"Mi spieghi come diavolo fai a tenere il Browncot con questo dannato caldo, Rognvaldr?"
"E tu da quando porti la gonna?"
"Devo fare scalo su Victory, cugino. Lì le donne con i pantaloni non è che vengano viste tanto bene."
E' un pilota navigato; giovane, ma navigato. Perlomeno mi ha ascoltato quando le davo tutte quelle dritte su come tenere in orbita quelle bagnarole.

Pranziamo velocemente e mentre io aiuto Frìda a caricare delle casse nella sua nave, gli altri proseguono con gli ultimi preparativi in vista del recupero del campionamento su Shijie. Col Browncoat fa caldo, resto in canottiera.
"Io tutte quelle cicatrici sulle braccia mica me le ricordavo, Red..."
"Quando mi hanno abbattuto a Sturges; le lamiere della nave."
Lei annuisce, tacendo per un bel pò di secondi e tornando ad agganciare le casse nella stiva. Io dopo qualche secondo la riguardo.
"La resistenza del nostro pianeta..."
Mi esce all'improvviso, quasi istintivamente.
"Tu l'ha vissuta. Raccontamela...ancora una volta. Non la ricordo bene..."
Storco le labbra; ancora quella sensazione di inadeguatezza. Non c'ero a St. Andrew, così come non c'ero a Serenity Valley. Spedito su altri pianeti a combattere altre battaglie come molta della gente che conoscevo. Lei annuisce, si siede su una cassa. Io mi accendo una Cheltenham nera e mi siedo di fianco a lei. Racconta.

Shijie era caduto, Shadetrack firmava la resa e la sola gente di Blackrock, rimasta a Blackrock, resisteva strenuamente in una guerra partigiana. Sturges aveva richiamato a sè i piloti Indipendentisti.
Nessuno a Flame dimentica gli Avenger atterrati nella capitale, ed i plotoni di Bluejacks che si sparpagliavano lungo il perimetro; nessuno dimentica i soldati della Flotta che rastrellavano la gente dalle loro case per radunarle in piazza. Nessuno dimentica l'accento di quel Comandante, Xavier Hudson, della stessa tonalità dei coroniani dell'Hunter's League.
"La civiltà è giunta a voi. Siamo venuti a salvarvi da voi stessi. Se vi arrendete e consegnate la città ed il pianeta, in meno di ventiquattro ore lasceremo questo scoglio ghiacciato."
Silenzio. Nessuno fiata. Poi improvvisamente qualcuno si azzarda a inveire contro l'invasore. Parte un ascia che si infila proprio sul volto di uno degli ufficiali. I Blues aprono il fuoco sulla folla. Morti e feriti. Flame viene occupata ed i rappresentanti delle tribù fatti prigionieri. Ma la voce si espande in pochi giorni, più velocemente di quanto i Culi Blu avessero potuto organizzare un'offensiva efficace su quel pianeta ostile e mortale. Frìda mi racconta di come lei si sia nascosta nella Grande Casa di Icewolf per ascoltare i discorsi dei rappresentanti delle famiglie, davanti al Capo. La lunga barba bianca del vecchio Karr entra in contrasto con il nero delle pelli di cui era vestito: le pelli del Sacro Lupo Nero.
"Uccidiamoli. Uccidiamoli e diamoli in pasto ai lupi!"
Ruggisce Mundur manto rosso.
"Non sono stati cinque orsi a fottermi. Che Thor mi fulmini se questi sbarbatelli metteranno mai piede oltre Wolfwall e ad Icewolf!"
Dagvir l'immortale sbatte il pomolo della enorme ascia bipenne a due mani sul pavimento, quasi fosse una piuma.
"Valhalla! Valhalla!"
Tutti gli uomini in quella sala sarebbero pronti a morire pur di difendere la loro casa.
"Se gli antichi Dei vorranno" - La voce di Karr è maestosa; l'anzianità non ne ha minato la potenza - "ci uniremo a loro e ci prepareremo al Ragnarock. Ma questo saranno gli Dei a deciderlo. Non l'Invasore."
Il vecchio Karr si alza in piedi fiero come un vecchio leone.
"E non morirò su una fottuta sedia a dare ordini ai miei Figli. O in un letto nella mia stessa merda. Dagvir: voglio la tua ascia migliore."
Vedo Frìda emozionarsi a quel punto del discorso, eccitarsi nel descrivere la scena. Le asce ed i martelli che battono sul pvimento come tamburi e urla di acclamazione per il Capo del loro villaggio. Dagvir cede la sua possente ascia a Karr, ed afferrata quasi fosse uno stuzzicadenti. In piedi Karr potrebbe superare di molto i due metri: Karr la montagna.

E' raro vedere tutti quei villaggi, sparsi e separati, unirsi. Eppure contro l'invasero ancora una volta lo fanno. L'Alleanza inizia la propria marcia di conquista da Flame, con un discreto numero di uomini. I primi villaggi cadono ma non senza resistere; ma cadono velocemente data l'arretratezza bellica. Il villaggio di Cold Water e quelli limitrofi vengono saccheggiati e razziati per permettere alle truppe alleate di continuare la marcia.
Una marcia lunga e tra la neve, resa difficile dagli assalti silenziosi dei cacciatori saint abituati a quelle condizioni al contrario di soldati del Central. La guerriglia costringe il Comandante Hudson a fermarsi presso le Paludi Nere, nel villaggio di Black Fen, che a sua volta cade sotto l'attacco nemico.
L'Alleanza probabilmente sa che attendere è la mossa migliore. Ma non sa che l'inverno glaciale è alle porte. I saint non attendono ed attaccano frettolosamente i Blues stanziati a Black Fen. Le perdite sono tantissime e l'Alleanza fa l'errore di sottovalutare l'orgoglio degli autoctoni.
L'avanzata a marce forzate continua, in diverse settimane l'emisfero centrale è stato conquistato e le forze del pianeta diminuiscono. L'emisfero nord però è quello più duro da attraversare. Molte unita di fanteria infatti vengono inghiottite da crepacci nascosti dalla neve; altre unità sprofondano sotto la crosta gelida dei mari ghiacciati. Wolfwall, la cascata del lupo, divide in due la zona nord: ad est Icewolf ed altri villaggi sparsi, ad ovest il Monte Agnar ed i feroci e temuti giganti della tribù dei Raanish.
Le due tribù principali non sono mai andate d'accordo per via di incomprensioni riguardo il possesso di Wolfwall. I primi ne reclamano il possesso per via della sorgente, posta sul loro monte; i secondi ne reclamano la proprietà perchè gran parte del fiume attraversa la vallata dove si diffonde la loro caccia.
Eppure l'invasore a Wolfwall ha temporaneamente allontanato quell'ostilità interna.
Ciò che accadde a Wolfwall nessuno lo sa con precisione e la storia è stata miticizzata dai partecipanti, mentre nessun sopravvissuto della Flotta osa parlarne ad alta voce.
"Gli uomini orso scesero dal Monte Agnar con armi fiammeggianti. Frecce infuocate intanto riempivano il cielo e la terra."
Pochi sapevano che a Wolfwall c'erano fuoriuscite di gas naturale, abbastanza per rendere l'aria infiammabile. Le frecce infuocano l'aria e così le piante. In molti secondi l'atmosfera diventa bollente su quel campo di battaglia e gli autoctoni sfruttano quella strategia per diffondere il caos tra i soldati. I lupi dei cacciatori attaccano i soldati, le asce si infrangono sugli elmetti rinforzati sfondandoli. Urdnot e Kall sono in prima fila con asce enormi cosparse di pece. Gli uomini orso. Ma nonostante il vantaggio tattico, le armi alleate sono superiori. Kall si fa strada verso Hudson a colpi d'ascia e facendo volare teste, recuperando proiettili su proiettili dai soldati; ma è solo la raffica del Comandante abbastanza letale da stenderlo a terra. Ma si distrae il tempo necessario affinchè Urdnot possa mandare all'altro mondo il primo ufficiale di quei plotoni. E' una carneficina. Ma le proporzioni sono 1 a 5 a sfavore dei saint. Gli autoctoni si ritirano da quel campo desolato, ma i Blues non avanzano: sono a corto di provviste - bruciate - e la battaglia li ha disorientati. I soldati si ritirano a marce forzate fino a Flame con un costo enorme di uomini.
E se l'Alleanza è impegnata su Hera, non può mandare uomini su quello scoglio gelido. Flame viene perciò messa sotto embargo commerciale: dopo diversi giorni di embargo ed occupazione, i governanti del pianeta decidono di scendere a patti e di firmare la resa incondizionata, contro la volonta degli altri rappresentanti.
"Mi chiedo ancora perchè sia stato Manto rosso a prendere il posto della Montagna, dopo la sua morte. C'avrei scommesso che sarebbe stato l'Immortale a succederlo."
"L'idea del fuoco è stata sua. Fosse stato per Dagvir, probabilmente anche Icewolf sarebbe stata saccheggiata."
Bolton piomba nella stiva, alterna lo sguardo tra i due Wright. Storce le labbra.
"Right, Harry, a lavoro."

mercoledì 29 maggio 2013

Not at all

Due ore per piazzare una fottuta tenda. McAllister ci avrebbe preso a calci nel culo.
Sono le quattro; tanto vale che il turno fino a mattina lo faccio io. Altre tre ore.

Tengo vivo il fuoco con dei tronchi recuperati nel boschetto, sistemo il fucile sulla spalla e mi piazzo su quello sgabellino del cazzo che non mi contiene neppure mezzo culo. Ho sempre odiato quei sgabellini di merda.

Non c'è un'anima. Di tanto in tanto si avvicina lo stesso cinghiale che va in giro dalle due: odora il fuco e mi guarda. Poi se la batte...e fa bene.

Una volta Shijie era viva; accendere un fuoco a pochi chilometri da un centro abitato significava sicuramente attirare l'attenzione di qualche ranchero a guardia dei campi, o magari di qualche tagliaborsa. Adesso in questi pochi ettari di terra rimessi in piedi dall'elemosina di quei pezzenti, sembra quasi che si respiri il timore di perdere quel poco che hanno ridato loro.


Dietro alle sorelle Tyron ci sbavavano tutti i ragazzi della Narrow Valley, e probabilmente anche gli uomini sposati, se non avessero temuto di più la collera delle loro mogli. Specialmente la domenica, dopo la messa, il Saloon di Welling Town era zeppo di gente; l'occasione migliore per farsi servire da bere da una delle Tyron. Io non ho mai creduto nei Nuovi Dei, perciò anticipavo la fila al saloon di un'ora e avevo più tempo per pensare.
"Oh Wright! Perchè invece di startene lì da solo a fissarci la scollatura non ti metti al bancone e fai quattro chiacchiere?"
"Oh, ah si certo. Perchè no."
Non sono mai stato molto sveglio con le donne. E' un mondo strano e complicato, fatto di curve e linee soffici. Mi sposto dal tavolo e mi piazzo al bancone. Grey e Wendy...penso che avessero una decina d'anni più di me.
"Per me il solito Rhum."
"Il primo giro offre la casa."
E ci vuole poco per mettere sull'attenti un commerciante.
"Di cosa avete bisogno dolcezze?"
"Ci possiamo fidare di te e del tuo equipaggio Wright? Conosciamo da anni i Bolton e sappiamo che anche di Harry c'è da fidarsi. Ma di te ed i tuoi uomini?"
"Io lavoro dolcezza, proprio come te e tua sorella. Solo che tu vendi brodaglia spacciandola per rhum con una manciata di bei sorrisi ed una scollatura, io contrabbando nel 'Rim con una nave armata."
Scoppiano a ridere entrambe. Quella più ricciolina e silenziosa, Wendy, mi porge il bicchierino di rhum.
"Vacche Red. Vacche rubate e marchiate. Le sposti su Bullfinch e poi al resto ci penseranno le nostre cugine."
"Per tutti gli antichi Dei. Ma voi siete sparse per il 'Verse a coppie?"
"Ed in coppia non sai quante cose facciamo, fustacchione."
Paonazzo: è questione di secondi. Loro ridono, le campane suonano. Mi scolo velocemente il bicchierino e mi alzo.
"Libera la stiva per stasera Wright."

L'ingaggio andò bene, portò con sè molti quattrini e qualche guaio. Ma nulla che non eravamo in grado di gestire. Ed ora quali sono i capi di bestiame da rubare, da riciclare? Non è rimasto nulla. E' giorno, Sam mi da il cambio qui fuori, io vado a riposare in cabina.
"Wright, c'è Bolton."
Sharpe mi richiama in plancia prima, passandomi la wave del biondo.
"La Dic...ick è stata venduta Red. Sto su St...drew, la linea è dist...ata. Frida mi da uno strappo con la s...ave da voi su Shijie. Pr...ndo le coordi..."
La linea cade. Sharpe cerca di ripristinarla, per le coordinate. E mi manda a dormire. Eseguo gli ordini quasi se fosse stata Jack a darmeli.
La cabina è più piena del solito. Non c'avevo fatto caso. I stivali fuori la porta, poi mi allungo sulla branda.
L'Unificazione. Il Giorno dell'Unificazione.


Jack Rooster era nella stiva dell'Almost Home, sentirsi chiamare dolcezza non credo gli fosse andato a genio. Credo che andai a cercare l'ingaggio da lei ancora con il naso annerito per la scazzottata della mattina, con quel pezzente unionista di Oak Town. 
"Ubriacone, pezzente, giubba marrone."
Un bel pò di pugni per lui, altri per me. Fortuna che ad essere ubriaco era lui e non io, o sarebbe finita diversamente.
"Feccia unionista."
La stecca me la sono presa dritta dritta dietro la schiena. Poi un cane mi leccava il muso davanti alla chiesa di St. Quentin.

Nessuno con cui fare a pugni il giorno dell'unificazione. E' dalla fine della guerra che mi rompono il naso il giorno dell'unificazione, ed io rompo qualche altro naso. Questo potrebbe essere il primo fottutissimo anno col naso intero il giorno dell'unificazione. Che Thor mi fulmini!

lunedì 27 maggio 2013

Dick Fall

Libero la cabina dalle ultime scartoffie.
Non c'è mai stata tanta roba a parte le rotte navali e qualche chilo di tabacco sintetico. Pochi abiti di ricambio; delle munizioni.
Bolton ha finito molto prima di me, a liberarsi la cabina, per recarsi in plancia di comando a controllare la rotta navale. L'ultima rotta navale con la Firefly.
"Right Harry?"
"No ma...right."
Prendo posto di fianco a lui, al timone e ai sistemi avanzati. Muovo le cloche della nave ancora immobile ad ancorata. Poggio la schiena sullo schienale del sedile.
"E' il secondo mese che pago di tasca mia l'equipaggio Harry. E tu stai al secondo mese che non ti pago proprio."
"Ne abbiamo passate di peggiori, Red. Avremmo superato anche questo."
"Non afferri il problema o forse io mi sono spiegato male. Te lo dirò in maniera più semplice. L'ultimo lavoro decente risale a secoli fa, il trasporto per la Blue Sun. Poi è stata robetta da poco. La sickbay è inutilizzabile e tra meno di due mesi dobbiamo dire addio anche ai booster. E quando gli ASU friggeranno, chi li paga i componenti che servono per farlo riparare da Sun?"
Bolton abbassa lo sguardo e serra la mascella, ma ascolta in silenzio. Annuisce appena.
"E poi siamo in guerra Harry. Sono un ricercato, la mia nave è ricercata. Bisogna fare una scelta. Dovevamo farla molto prima. Probabilmente se avessimo venduto la Dick Frick prima per sistemare la Legion meglio, adesso la Brigade non sarebbe ridotta in mille pezzi."
Allungo una mano sulla spalla del biondo, un paio di pacche. Lui adesso mi guarda, storce le labbra sconsolato.
"E' la seconda volta che la metti via questa nave. Ma la prossima volta non la potrai rimettere in piedi semplicemente dandole del trizio."
 Scuoto la testa.
"Non ne ho intenzione, Harry. Quando la guerra finirà, io non volerò più. Tornerò a casa da mia moglie e dalla mia famiglia. Sono stato lontano da Icewolf per troppo tempo."
"E se la guerra non finisce."
"La guerra finisce sempre in un modo o nell'altro, per chi la combatte."
Lui annuisce, un paio di volte.
"Ci separeremo, quando Dio vorrà."
Annuisco. Lo so. Mi alzo. Mi avvio fuori dalla pancia. Mi accendo una sigaretta, nera.
La guardo prima di scendere, la giro per l'ultima volta per intero in ogni suo angolo.
Penso a ciò che sarei diventato se non fosse mai scoppiata una guerra.
Pensavo che sarei morto come contrabbandiere, con una ciurma di idioti scalmanati proveniente da tutto il 'Rim. Mi accorgo che sono passati dieci anni da quel tempo.
Lascio che l'airlock si chiuda ed osservo la stiva nera sollevarsi dalla tower di Safeport. la seguo sollevarsi fino a scomparire nella nebulosa planetaria. Poi è tempo di andare a bere. Di dormire. Di dimenticare.

martedì 21 maggio 2013

Midnight

Mi aveva fatto fare il giro dell'Almost Home, tanto tempo fa.
Ora l'accompagno all'altare. 
Guai a te, Ritter; guai a te.

La guardo da lontano, tra gli altri Browncoat, in ciò che è rimasto della mia famiglia.
Hanno la benedizione di Thor: nessun legame mortale potrà dividerli.
L'occhio di Odino veglierà su di loro. Gli antichi Dei veglieranno su di loro.

Devo stringere i denti ancora un pò. 
Poi potrò andarmi ad allungare in cabina.
Il fianco mantiene. Ancora un pò.

La nave è vuota, silenziosa.
Guardiano solitario di un equipaggio fantasma.
Sterling mi perdonerà; non mi piacciono gli antidolorifici.

E' notte fonda quando Eolen rientra nella nave per assicurarsi che non mi stia amputando la spalla dolorante.
Domani mattina riparte con la Dick Frick per St. Andrew.
Ha conosciuto l'equipaggio, mi è stata accanto durante la degenza. Ma ora sto bene.

Riparte lei; va via Sterling.
E con lei Cecilia.
Un pilota con un'ascia.
Chi le ha messo in testa di tirare le ascie in faccia alle persone!?
Zio Red che mangia gli orsi.

E' stato bello fare a meno della guerra per un pò.

lunedì 20 maggio 2013

One day

"Hai visto che bel disegno ti ha fatto la piccola Cecilia, Red?"
"Visto."
"Che hai?"
"Anche Gwen ha avuto due gemelli. Sono zio per la quinta volta."
Eolen mi guardae cerca di capire. Ci mette poco a farlo. Si avvicina e mi da un altro bacio sulla fronte.
"Sarai un ottimo padre, un giorno. Te ne darò così tanti che ti stancherai di esserlo."
La guardo. Sorrido.
"Lo sai che non mi stancherei mai."

martedì 14 maggio 2013

End of the way

In due in un Pod.
L'aria è sufficiente per durare pochi giorni. Ma i giorni non esistono nel nero dello spazio vuoto. L'unica compagnia dei detriti vaganti della Legion, che salutano oltre l'oblò. Il segnale di SOS si espande come gocce d'olio in un oceano. Inutile come sperare di trovare un ago in un pagliaio.
Bolton legge una piccola bibbia in silenzio, senza parlare. Di tanto in tanto mi guarda per molti secondi, ma non parla. Si consuma meno aria se si resta in silenzio.



Oltre l'oblò si può vedere il Dorado immobile, dai raggi filtrati dalle paratie del guscio di salvataggio. Il pad è quasi completamente scarico. Buttato nella tasca del browncoat lasciato ad un angolo della piccola branda sulla quale nessuno si allunga.



Ho contato le cicatrici delle braccia. Settantaquattro. Non mi ricordavo che arrivassero dai polsi fin sulle scapole. Bolton accenna al Testamento del pod; nessuno di noi ci si avvicina. Le targhette militari appese al collo saranno l'epitaffio della nostra tomba.


"Vuoi che ti spari in testa Red?"
"Non morirò suicida."
"Non è bello morire soffocati."
"Non mi sparerò in testa."


L'aria è quasi finita. La scorta di cibo ormai sul finire. Recupero da dentro il coat una fiala di terra scura, raccolta nelle paludi nere di St. Andrew. Acqua per creare una soluzione grigia. Mischio tutto in una bacinella. Poi mi sfilo la canottiera.
"Ne vuoi un pò Harry?"
"Lascia perdere Red."
Poco male.
La canna della python è utile per guardare il mio riflesso.
Immergo le mani nella soluzione per impiastrare le dita di quel terriccio scuro. Intorno agli occhi, sulle tempie e sulle guance. Poi altri simboli intorno al tatuaggio di Thor, scendendo per tutte le braccia. Infine il petto. La cicatrice lungo il ventre diventa un intreccio di ideogrammi. Il cuore assume una strana forma sul petto. Bolton mi guarda perplesso e confuso. E' la prima volta che mi vede così. Sa cosa significano quelle pitture, anche senza riconoscerne i simboli. Un'ora dopo sono pronto e la canottiera coprirà solo parte di quei segni.