venerdì 6 luglio 2012

...ma tutto sembra continuare

Una sera a Richleaf è sufficiente per far riaffiorare i ricordi.
Sbarbatello, qualche chilo ed una dozzina di anni in meno.
I contrabbandieri di Safeport ci avevano commissionato di portare a Richleaf un carico di 300 litri di una qualche strana grappa distillata casereccia. Faceva sessanta gradi quel veleno. Io e Bolton giravamo come due coglioni per Maracay in cerca del tizio nero che avrebbe concluso lo scarico e ci avrebbe dato le direttive. Abdul era lì, in un chioschetto non troppo lontano dallo spazioporto a fare i suoi fottutissimi panini di carne. Un morso e ci si era rizzato. Stavamo per avere un orgasmo per quanto cazzo fossero buoni quei stramaledetti panini. Doveva venire con noi, sulla nostra nave, da mettere in cambusa. L'affare era fatto.

E dopo otto anni che l'equipaggio si era disfatto, eccolo di nuovo lì, in quel suo fottuto chioschetto a fare quei suoi dannati panini. Ma non erano come la prima volta.
 "Cristo Red! Ma allora i fottuti alleati non ti hanno inculato!"
Abbracci, un panino offerto. I panini erano sempre quelli, ero io che avevo mandato giù troppa merda per poter sentire ancora quel sapore da orgasmo.
 "Dovresti saperlo, amico mio, che io sono una roccia!"
Mi invita a casa sua e mi offre un qualche strano alcolico. Faceva schifo, ma scendeva liscio come acqua e saliva come veleno. Ha una famiglia: una splendida moglie ed quattro figli. Ormai i viaggi per il 'Verse non sono più per lui. Ci abbracciamo ancora, due pugni alle spalle come ai vecchi tempi. Poi lo saluto.

Legs Tight, il mio bordello preferito.
Sbarbatello, qualche chilo ed una dozzina di anni in meno. Nessuna esperienza con le donne.
Bolton aveva insistito per tutto il viaggio affinchè l'accompagnassi in quella bettola. Non avrebbe continuato a viaggiare con un verginello come Capitano. Era una questione d'onore, a sua detta. Il posto sembrava pulito, le donne messe in regola. Dovevano girare parecchi soldi lì dentro, nonostante i prezzi restavano abbordabili. Bolton decide che quella sera avrebbe offerto tutto lui ed io non avrei dovuto fare altro che rilassarmi, bere, fumare e scopare. Me ne mise addosso due, quelle migliori a sua detta. Due more da far rizzare anche i peli del culo. Ho bevuto ma non ho fumato. Sapevo bene quel che succedeva quando assumevo droghe. Una delle due more resta in sala, l'altra mi accompagna in stanza da letto. Dopo tre bottiglie di rum ero completamente andato. E se sicuramente abbia fatto schifo, lei non ha mai detto nulla a riguardo.
La mattina dopo oltre che col mal di testa, avevo anche due occhi neri ed il braccio destro rotto. La mora del bordello mi stava fermando il braccio nella sickbay della Dick Frick. Si chiamava Mona ed era Russa. Non mi fregava se era una donna; era un medico. Un pò di viaggi per il bordello, un ingaggio fisso e Mona era dei nostri.

E dopo otto anni che l'equipaggio si era disfatto, eccola di nuovo lì, in quel bordello rimasto sempre uguale negli anni, a dirigere le sue donne. La maitresse del bordello.
"Merda Red! Vieni qua e non mi avvisi?! Credevo fossi crepato in guerra!"
Mi abbraccia e mi bacia, come sa fare lei. Non è mai stato amore il nostro, qualcosa di meno. Lei era sempre quella: le sua mani sempre morbide ed il suo corpo incandescente; ero io che avevo preso addosso troppa merda per sentirla ancora vibrare come la prima volta.
"Lo sai che senza la mia Mona, non sarei potuto stare troppo a lungo."
Restiamo nel letto per tutta la notte, lei mi tiene stretto a sè, io le accarezzo la testa. Prima della guerra anche lei aveva ripreso la sua vita, lontano dai fucili e lontano dal sangue. Non sarebbe riuscita a seguire me e Bolton in mezzo a quell'orrore. Non l'ho mai biasimata per la sua scelta. Lei ha ora quel bordello da tenere in piedi, ragazze da togliere dalla strada e da proteggere, anche se a modo suo. L'ho baciata un'ultima volta e poi l'ho salutata.

Passano gli anni, ma tutto sembra continuare. Per me invece sembra essersi tutto fermato. Il sangue e le morti. I pianti e la rabbia dei sopravvissuti.
Mi guardo allo specchio della Lucky Nessie e mi vedo sbarbatello, con molti chili in meno. Poi osservo le braccia e capisco che non per tutti la vita sembra continuare.

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