lunedì 10 giugno 2013

Welcome to Fargate

Tengo il conto dei giorni grazie alla ciotola di sbobba che mi portano solo la sera.
E' già la quinta che finisco in isolamento da quando sono a Fargate.
Il naso tumefatto, l'occhio pesto ed un dente in meno. Ho perso il giudizio credo.
Un giorno o l'altro glie lo spacco in testa il piccone a quel fottuto secondino del cazzo. Quella testa di cazzo di Peterson.

"Cosa c'hai Wright? Non riesci a spaccare le pietre? Ti fa male la gamba?"
Non posso peggiorare la situazione. Resto zitto, continuo a spaccare le pietre.
"Secondo me ti fa anche male il culo. Da quanti negri ti sei fatto inculare oggi?"
La sento, la botta del manganello sulla gamba sinistra.
Cado a terra in ginocchio, stringo i denti. Sento la testa annebbiarsi.
"Ti ho fatto una domanda 11784D!"
Mi rimetto in piedi, faticosamente, con l'ausilio del piccone. Lo guardo negli occhi, mantengo lo sguardo dritto. Peterson sputa a terra e si allontana.

No, non era quello il motivo.
Sento i secondini prendersela con me ogni giorno, ogni ora.
Ho ucciso un Soldato, con un colpo d'ascia in faccia. Non me la faranno passare liscia.


"Sbobba, feccia dei cinque mari. Sbobba del cazzo per teste di cazzo!"
Il cuoco, Kirk, ma tutti lo chiamano ManiDiMerda. Posso immaginare il perchè.
Mi avvicino con il vassoio di latta. Kirk mi guarda in faccia. Mi riempie la scodella e poi con gesto secco la getta a terra.
"Per te niente sbobba, Indipendentista! Oggi mangia i ratti come in guerra...ammesso che ce ne siano di ratti in giro qui dentro."
"Così abbiamo un problema, Kirk."
"No, tu hai un problema Wright. Non io. Abituati. Welcome to Fargate."
Il pezzo di merda ride.
"Ho fame..."
"L'avete sentito? Ha fame."
Molti scoppiano a ridere.
"Non farmi incazzare Mani di Merda!"
Il grasso cuoco diventa paonazzo. Le risate che seguono alla mia offesa lo fanno incazzare ancora di più.
"Ti ammazzo, fottuto Indipendentista. Io ti ammazzo!"
I secondini sghignazzano ad un angolo. Ma lasciano correre. Kirk cerca di afferrarmi per il collo ma io gli spiaccico il vassoio di latta sul muso. Intontisco il grosso bastardo. Colla stampella lo comincio a martellare. A terra c'è sangue, tanto sangue. Sento le urla dei detenuti, che istigano alla violenza.
Poi i manganelli dietro la schiena, sui fianchi e sulle braccia. Il manganello in faccia mi manda all'altro mondo.

No, solo su una branda per un paio di settimane ed in isolamento per un'altra settimana
Le braccia credo me le abbiano quasi spezzate un'altra volta. Attaccate quel tanto che basta per spaccare le pietre il giorno, tutti i giorni, da domani quando finirà l'isolamento.
Qui finisce davvero che ci lascio la pelle. Ho perso il conto dei mesi. Troppi. Dovrebbero rompermela la testa una volta per tutti.

Nessun commento:

Posta un commento